24-08-2016 - Salve a tutti, il presente editoriale riferisce in merito alla sequenza sismica tuttora in atto nel centro Italia, nel settore di Appennino collocato nell’area di confine di ben quattro regioni, ovvero Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo.
Si tratta di una rapido resoconto, integrato da una serie di analisi di carattere assolutamente amatoriale e divulgativo, dalle quali emergono comunque alcuni aspetti comunque molto interessanti ai fini della caratterizzazione dell’evento sismico.
La sequenza è iniziata, senza scosse precursori di particolare rilievo (foreshocks), manifestandosi subito con l’evento più forte (mainshock), pari a magnitudo ML 6,0 alle ore 3:36 del mattino nei pressi dell’abitato di Accumoli, in provincia di Rieti (fig.1)
fig.1
Subito dopo, in nottata e nel primo mattino, l’attività sismica si è spostata verso nordovest, seguendo l’allineamento delle conche intrappenniniche (partendo da quella di Amatrice) e andando a interessare l’area di Norcia, con due repliche di magnitudo ML>5,0, lungo la direttrice delle grandi faglie dirette del Massiccio dei Sibillini.
Qual’è la causa di simili terremoti??
Il meccanismo responsabile della genesi di tali terremoti è ben noto in letteratura ed è associabile all’azione di “sprofondamento” della catena appenninica verso il Mar Tirreno, struttura che praticamente “insegue” la catena stessa che, viceversa, tende a “spingere” verso l’Adriatico.
In sostanza, una volta formata la catena appenninica, l‘apertura del mar Tirreno (un oceano dal punto di vista geodinamico) ha generato un vero e proprio “richiamo” di blocchi della catena stessa verso ovest, proprio verso mar Tirreno. Tale richiamo, accompagnato dal relativo “sprofondamento” della catena stessa, è responsabile della genesi delle tipiche conche intrappenniniche quali quelle di Terni, Norcia e Amatrice appunto, Rieti, L’Aquila, Avezzano, Sora e Cassino, elencate procedendo da nordovest verso sudest.
Appare subito evidente come ai nomi delle conche corrispondano spesso altrettanti tragici terremoti in epoca relativamente recente. In effetti, si tratta di aree quasi sempre ad alta sismicità, in quanto rappresentano la fase iniziale del processo di sprofondamento della catena che, in direzione del Tirreno, si è ormai completamente espletato (fig.2, da Balocchi et alii, 2014, modificato).
fig.2
Per capire cosa accade durante un terremoto del genere risulta utile inserire uno schema molto semplice e intuitivo (fig.3).
fig.3 fonte Equakepedia – MAPSISM
In tale schema, il blocco in alto a sinistra rappresenta la dorsale di Sibillini, tra Umbria e Marche, mentre il blocco ribassato è l’area della piana di Castelluccio di Norcia (altro abitato notevolmente danneggiato), dove tali processi geodinamici sono ben evidenti (per chi conosce la zona).
Ebbene, periodicamente, lungo la superficie in verde (piano di faglia), nel settore di contatto tra i due blocchi, si generano accumuli di stress tettonici a causa dell’attrito dovuto alla tendenza del blocco ribassato a “scendere” ulteriormente. Quando le tensioni presenti lungo il piano di faglia superano una determinata soglia, dipendente dalle caratteristiche dei materiali coinvolti e da altri fattori, si genera il terremoto.
Viene quindi da chiedersi, quante situazioni analoghe a quella descritta sono presenti nell’Appennino centrale??
Parecchie in realtà; infatti, se andiamo a guardare su una mappa la distribuzione dei maggiori terremoti degli ultimi 20 anni nell’Appennino centrale, ecco balzare subito all’occhio una stretta correlazione tra la collocazione di quello attuale e i precedenti, ovvero della sequenza umbro-marchigiana del 1997-1998 e del terremoto dell’Aquila del 2009 (fig.4).
fig.4
In sostanza, sulla scia dei concetti espressi in precedenza, l‘evento sismico attuale sta probabilmente colmando un “gap” sismico generato dall’assenza di eventi di un certo rilievo nell’area esaminata in epoca recente, mentre al contorno, a nord e a sud dell’area stessa, tali eventi sono accaduti in epoca molto recente dal punto di vista geologico (non solo), in un contesto geologico-strutturale analogo a quello dei settori adiacenti.
In buona sostanza, era giunto purtroppo il momento che si verificasse un terremoto di rilievo dell’area esaminata. Ovviamente, l’evento stesso era impossibile da prevedere, troppa l’approssimazione temporale (anche decenni), ma l’innesco della sequenza ben si colloca lungo l’allineamento delle faglie appenniniche presente ai piedi dei versanti montuosi dei grandi massicci appenninici dell’Italia centrale (fig.5).
fig.5
Cosa è possibile fare per evitare simili disastri alle infrastrutture antropiche e perdita di vite umane??
Solo prevenzione, cercando di costruire al meglio, cosa purtroppo impossibile nei centri storici dei borghi medievali appenninici, ma siamo noi che dobbiamo adattarci al decorso naturale della modellazione della superficie terrestre, il contrario è impossibile e lo sarà sempre.
Ciao ciao
Ciao,
articolo interessante.
Secondo te, si potrebbe collocare anche il terremoto dell’emilia romagna in questa analisi?
Non sono sicuro ma presumibilmente, facendo sempre parte della catena degli appennini, non potrebbero esserci dei collegamenti?
Grazie.
Ciao, non credo, in effetti i meccanismi sono leggermente diversi, ma soprattutto lo è il contesto geomorfologico, devo documentarmi meglio in merito alla dinamica del terremoto emiliano
La natura delle strutture geologiche sottostantu la Pianura Padana è molto diversa da quella appenninica.
Nella pianura abbiamo meccanismi compressivi, su faglie inverse, frutto della dinamica che ha generato (e tuttora genera) le Alpi.
Un interessante video dell’INGV dove vengono mostrate le strutture interessate nel terremoto del 2012: https://youtu.be/vqcZOSupPMg
Si esatto, infatti la pianura Padana rappresenta l’analogo, in termini geodinamici dell’avanfossa bradanica con sedimenti che si accumulano davanti la catena, dove ci sono movimenti compressivi per faglie inverse
Ciao,
considerazioni utili:)
Mi chiedevo se anche Roma è a rischio, sempre seguendo questa analisi naturalmente.
Grazie!
no Roma risentirà sempre i maniera attenuata d questi terremotima senza averne nelle immediate vicinanze
Articolo interessantissimo, anche se sarebbe gradita una maggiore cura della grammatica italiana: “qual è” si scrive senza apostrofo, grazie.
come, sarà sfuggito, lo scrivo nei ritagli di tempo, ma ora controllo, è facile che sfugga qualcosa
Salve, messa in questi termini sembrerebbe logico che possa essere l appennino meridionale a muoversi. A parte il terremoto dell 82 dell irpinia non risultano terremoti rilevanti in questo settore. secondo questo ragionamento il rischio nell area della Majella ad esempio potrebbe essere alto? Grazie dell articolo scritto in modo semplice e comprensibile
Ciao il terremoto è del 23 Novembre 1980 ni Irpinia, ma comunque si, tutti i grandi massicci appenninici sono a rischio, o meglio le conche sottostanti, quindi anche Sulmona e proseguendo, quelle della Ciociaria, del Beneventano e, ovviamente l’area tirrenica calabrese
Grazie. Ormai sono alcuni anni che non vivo più in abruzzo. Ciò che mi ha lasciato perpessa adesso come nel 2009 è stato che parlando con amici e parenti della valle Peligna durante le vacanze mi sono resa conto la loro non percezione del rischio. Ho cercato di spiegargli il rischio con una semplice analogia: ad un paziente accanito fumatore e bevitore il medico dirà che il rischio della salute è alto, che deve smettere di fumare, certo il medico non potrà predire se e quando avrà un tumore, certo è che il rischio è alto. I miei parenti mi hanno risposto come avrebbe fatto un alcoolista…, se non è certo che ci sarà un terremoto quindi perché buttar via così tanti soldi. morale temo i geologi avranno sempre la colpa di non riuscire a predire il giorno l ora, così come il bevitore incolpera chirurgo di non aver rimosso il tumore totalmente quando si sarà palesato. Vacanze finite…… me ne torno in Friuli
quando scrivo col telefonino scrivo come un analfabeta. SIG!
Ciao, si fare prevenzione, com’è noto, non porta gloria ma solo oneri, ecco perchè tutti i politici, miopi e in malafede spesso, preferisco agire quando accade l’evento piuttosto che limitarne i danni, visto che prevederlo con esattezza è impossibile
Ciao, io vivo a Rieti città distante da amatrice circa 60 km in linea d aria. Da quella scossa ne sono iniziate e avvenute alcune con epicentro Rieti città. Vorrei capire se è il segnale di un nuovo sciame in una nuova faglia oppure fnno parte dello sciame relativo ad amatrice. Inoltre vorrei capire se le faglie presenti a Rieti città sono attive e se seguono la linea dei terremoti dell Appennino così come in foto. Grazie
Come si pone in questo contesto la città di Perugia?Da bambina mi dicevano che la città “è vuota sottoterra ” e quindi a minore rischio sismico, è vero? Grazie
no falso, la pricolosità sismica è minore delle zone attualmente interessate dalla sequenza ma c’è
Correggo, 5.6. Grazie e cordiali saluti.