Salve a tutti, in questo nuovo editoriale volgiamo, tramite l’analisi dei dati attuali, uno sguardo a quali possano essere i risvolti per il proseguo della stagione autunnale e invernale e, soprattutto, se sia possibile avere qualche indicazione, analizzando l’attuale evoluzione meteorologica a scala emisferica in merito all’andamento della stagione invernale.
Si è molto parlato, in questi giorni, di previsioni apocalittiche in merito all’avvento di un inverno gelido nel comparto europeo. In questa sede non c’è molto tempo per approfondire le reali fonti da cui tali previsioni sono tratte, ma una cosa è certa, non è assolutamente possibile affermare, con tale sicurezza, il tempo che farà in una data regione nei prossimi mesi, sono tutte “bufale”, mirate a ottenere l’attenzione dei media (può tornare utile in tal senso leggere l’editoriale sulle leggi del caos in copertina).
Pertanto, tornando al presente, verifichiamo le ultime emissioni dei modelli prendendo spunto dall’analisi dalle carte emisferiche del sito meteocièl.
Sia il modello americano, sia quello europeo, evidenziano una struttura del Vortice Polare Troposferico poco compatta nei prossimi giorni, favorevole all’avvento di colate fredde alle medie latitudini, ma noi non saremo in fase e, come conseguenza, ci aspetta un periodo piuttosto caldo e secco, con l’anticiclone africano a dominare la scena.
La tendenza evidenziata sembra dover durare parecchi giorni, in cui la penisola italiana nel complesso sarà soggetta a una vera ottobrata mite e soleggiata. Tuttavia, l’analisi dell’andamento, a scala emisferica, della circolazione globale, può fornirci qualche indicazione supplementare in merito alle vicende del lungo termine a scala europea e nel Mediterraneo.
In effetti, dopo molti giorni in cui la struttura del VPT appariva in fase di chiusura e ricompattamento (ovvero il freddo si concentrava nelle regioni artiche), ad oggi tale tendenza appare ridimensionata. Infatti, nelle previsioni di lungo termine del modello europeo (1o giorni), la circolazione emisferica appare più dinamica, con una discesa fredda che potrebbe avvicinarsi anche le nostre regioni, proveniente addirittura dal bassopiano russo.
Tale andamento a scala emisferica appare ancora più interessante per i risvolti che potrebbe avere per il proseguo della stagione invernale anche alle nostre latitudini. Abbiamo detto, in effetti, che non è possibile prevedere con esattezza il tempo nel lungo termine. Tuttavia, alcuni tentativi sono in atto per evidenziare eventuali correlazioni tra quanto osservato all’inizio del semestre freddo e quanto succede nella parte centrale dell’inverno.
In particolare, è ormai molto noto, tra i meteoappassionati, il lavoro del 2011 di due ricercatori americani Judan Cohen e Justin Jones, dove viene stabilita la creazione di un nuovo indice, il SAI (Snow Advance Index), che mette in correlazione l’incremento della copertura nevosa nel comparto euroasiatico nel mese di Ottobre, al di sotto del 60° parallelo, con l’andamento durante la stagione invernale del parametro AO (Artic Oscillation), che riassume appunto la forza del VPT in inverno.
Senza entrare troppo nei dettagli, che approfondiremo in successivi editoriali, maggiore è l’incremento della copertura nevosa nel comparto euroasiatico nel mese di Ottobre al di sotto del 60° parallelo, minore sarà il valore di AO, più disturbato quindi sarà il VPT e, in sostanza, la stagione invernale presenta maggiori probabilità di essere fredda e nevosa alle medie latitudini.
Altro passaggio importante di questo ragionamento è che il comportamento della circolazione emisferica del mese di Ottobre riflette quanto potrà succedere nel resto della stagione invernale.
Sulla base di tale ragionamento e partendo dalle ricerche dei tecnici americani, un gruppo di ragazzi italiani, meteoappassionati molto preparati, lo scorso anno ha stabilito una nuova correlazione, più complessa, tra la circolazione del VPT che si instaura, a scala emisferica, alla quota di 500 hPa (5000-6000 m) nel mese di Ottobre e il valore dell’AO, l’oscillazione artica, nel trimestre invernale.
Tale indice, denominato O.P.I (October Pattern Index), completa il lavoro Cohen e Jones, in quanto cerca di individuare anche quali possano essere le principali direttrici dei disturbi del VPT, ovvero dove possano essere dirette le eventuali discese fredde correlate agli split del VPT in inverno. In sostanza si cerca si stabilire DOVE l’inverno sarà freddo e nevoso, oltre a dire se lo sarà.
L’indice menzionato è reperibile al seguente indirizzo http://app.til.it/opi/ e viene aggiornato quotidianamente ad ogni emissione del modello americano. Il dato definitivo in merito alle tendenze dell’inverno si saprà a fine mese, ma i primi dati stanno già affiorando e indicano un valore molto basso pari a -3,42. Più basso è il valore, maggiori saranno le probabilità che il VPT sia disturbato in inverno e, in sostanza, maggiori saranno le probabilità di avere colate fredde alle medie latitudini.
Riassumendo quanto esposto finora, le prime indicazioni correlate a questo indice evidenziano quindi la possibilità di avere un inverno dinamico a scala emisferica, con possibilità, in particolare, di avere anomalie negative di geopotenziale alla quota isobarica di 500 hPa nel comparto centrale europeo, premessa favorevole alla genesi di incursioni fredde anche alle latitudini mediterranee.
Si tratta, come intuibile, di elaborazioni assolutamente sperimentali, che tuttavia potranno essere messe alla prova direttamente questo inverno, con aggiornamenti anche in questa sede (il link è reperibile appunto sotto la voce “link utili” in home page).
Ecco quindi fornito un tentativo di interpretazione dell’andamento della stagione invernale, ma si tratta, appunto, di un tentativo.
Ciao ciao