24-01-2015 - Salve a tutti; immancabile aggiornamento pomeridiano, dopo le emissioni roboanti di questa mattina. Iniziamo subito con il commentare l’ultimo run del modello americano, per poi discutere in merito alla tipologia e alla eventuale evoluzione del peggioramento di fine mese.
Diciamo subito che da domani, domenica, secondo quanto descritto negli spaghetti nell’editoriale di questa mattina, le temperature su buona parte d’Italia potrebbero andare incontro a una lungo periodo sottomedia, anche se in realtà al suolo, nelle località soleggiate, tale aspetto si avvertirà poco. Ad ogni modo, a partire da giovedì prossimo, prenderà le mosse quella che si preannuncia come una delle più imponenti saccature artiche degli ultimi anni. Saccatura Artica non vuol dire punte eccezionali di freddo al suolo, ricordiamolo, quanto grandi avvezioni fredde in quota, in quanto il grosso del nocciolo freddo in questi casi è collocato nella media troposfera (4000-6000 m di quota). Il tutto sempre accompagnato da geopotenziali molto bassi a tutti i piani isobarici (vedremo nel seguito dell’articolo il significato di tali affermazioni).
Intanto, già alle 120 h, ovvero nella giornata di giovedì, un primo impulso di matrice nordatlantica fungerà da avamposto per il nucleo gelido principale e nevicate a quote piuttosto basse (600-700 m) potrebbero già interessare la dorsale appenninica e il nordest nel pomeriggio di giovedì 29 Gennaio (fig.1).
fig.1
Come dicevamo, il nucleo gelido principale, inviato direttamente dal lobo canadese del Vortice Polare, fino ad allora a nord delle Alpi, si riverserà, almeno in una sua piccola parte, proprio sull’Italia, con asse lungo la dorsale appenninica (fig.2).
fig.2
Ecco quindi un incredibile minimo di 975 hPa al suolo (!!!!) fare la sua comparsa nella giornata di venerdì 30 Gennaio in un’area corrispondente grossomodo all’appennino tosco-emiliano, sottovento alle Alpi, una volta che la saccatura sarà scesa di latitudine. Tale dinamica è, di fatto, inevitabile in virtù degli elevati contrasti termobarici generati dall’enorme massa fredda e instabile in arrivo nel Mediterraneo dall’Artico.
Quali le conseguenze di una simile evoluzione?? Dalle carte che seguono viene evidenziato bene come, apparentemente, le temperature nei bassi strati non siano particolarmente basse all’arrivo del nucleo del VP, addirittura >0° C a 850 hPa al centrosud (fig.3).
fig.3
In merito alla quota neve prevista con le dinamiche descritte, il problema, quando si parla di avvezioni artiche, è capire dove si colloca la quota relativa alla isobara di 850 hPa (si utilizzano i piani isobarici per descrivere le quote in meteorologia per una pura esigenza pratica). Con valori di pressione estremamente bassi, come quelli inquadrati nella fig.2, in corrispondenza del minimo al suolo, la quota isobarica di 850 hPa si verrà a trovare a circa 1100 m di quota (di solito è intorno i 1500 m). Definire una temperatura di 0° C a 850 hPa in queste condizioni significa che può già facilmente nevicare a 600 m di quota, localmente più in basso. Se a questo aggiungiamo il fatto che la genesi di intensi rovesci anche grandinigeni in molte regioni che scaricheranno l’aria gelida in quota verso il basso al passaggio del fronte perturbato, ecco spiegato come mai venerdì pomeriggio e sera lungo la dorsale appenninica, in Adriatico e parte del nordest potrà nevicare a quote variabili tra il livello del mare e i 500 m. La fig.4 evidenzia tali aspetti.
fig.4
Si tratta di indicazioni assolutamente di massima, per far capire cosa ci aspetta, la traiettoria dell’affondo gelido subirà ancora molte modifiche nei dettagli e nella collocazione dei minimi al suolo. Ecco le carte con i geopotenziali previsti, indicative degli aspetti spettacolari di tale affondo (fig.5,6,)
A seguire, la saccatura dovrebbe insistere, con asse centrato lungo la penisola italiana, almeno fino al 3 Febbraio, consentendo l’arrivo di altri impulsi artici nelle nostre regioni. A seconda della traiettoria dei successivi impulsi, potrebbe esserci un interessamento delle regioni settentrionali, secondo una dinamica, frequente in questi casi, di progressivo arretramento verso ovest della saccatura, con erosione della spalla dell’anticiclone delle Azzorre. Per adesso, l’ultimo aggiornamento del modello americano, nonostante indichi un’ampia ansa ciclonica nel Mediterraneo, non inquadra però l’arrivo di una perturbazione con traiettoria più occidentale (fig.7).
fig.7
Per chiudere, occorre evidenziare come l’intensità del freddo e dei contrasti termici dipenderanno molto da quanto l’anticiclone delle Azzorre riuscirà a rendere meridiana la saccatura in arrivo. In tutte le emissioni, la figura azzorriana è vista ben presente ma non sempre in grado di opposi alla successiva ingerenza del lobo canadese. Analizzando l’indice MJO però (correlato alla genesi delle figure di blocco in Atlantico) si vede bene come, dopo qualche incertezza, sembra dirigersi intorno la fine della prima decade di Febbraio verso magnitudo e settori favorevoli alla elevazione della struttura azzorriana in pieno Atlantico (fig.8).
Nei prossimi giorni potremmo quindi vedere altre sorprese in merito all’evoluzione prevista per i primi di Febbraio, ci aspettano comunque circa 96 h di passione meteorologica con le carte attuali.
Ciao ciao
Ma quindi secondo te al centronord (Lombardia tanto per dire) potranno esserci occasioni per delle ottime nevicate oppure ancora è presto per dirlo??
Grazie