27-11-2015 – Salve a tutti, aggiornamento mattutino mirato a descrivere alcune tendenze future, anche sul lungo termine, in relazione ad alcuni segnali che arrivano sempre più chiari a tutte le quote dalla struttura del Vortice Polare, figura chiave, come ormai gli assidui lettori sapranno, per stabilire le sorti del tempo a scala emisferica e, in particolare anche nelle nostri regioni mediterranee.
Iniziamo dalla stratosfera questa volta, dove è presente, praticamente a tutte le quote, un vero e proprio “macigno”, ovvero una struttura molto solida, fredda e approfondita. Come chiarito molte volte, freddo al nucleo del VPS significa approfondimento dei geopotenziali (pressione) diminuzione del diametro medio del VP e, in sostanza, concentrazione del freddo nelle regioni polari con frequenti rimonte altopressorie alle latitudini medie, come le nostre. In poche parole, cieli sereni in quota, nebbia nelle pianure e, dove non nebbioso, temperature sopra la media.
Sta cambiando qualcosa a partire dai piani alti?? Molto poco e, anzi, quel poco potrebbe essere anche dannoso. Vediamo perchè.
Alla quota geopotanziale di 10 hPa, estremamente significativa per le sorti stratosferiche, permane un intenso cooling (raffreddamento) sopra il polo nord, mentre ai bordi della struttura, in area siberiana, continuano a partire alcuni warming (riscaldamento). con innalzamento delle temperature anche di 20-25° C (fig.1).
fig.1
Possono tali warming modificare significativamente la struttura del VPS??
Al momento non sembra. Infatti, se si osserva la struttura del VPS stesso qualche giorno dopo, sempre nella previsione del modello americano, si evidenzia chiaramente come l’assetto, caratterizzato da un asse principale più lungo a causa della spinta laterale generata dal precedente warming, abbia semplicemente subìto una rotazione in senso antiorario, restando il VPS sempre compatto e molto freddo al centro (intorno -80° C di minima, fig.2).
fig.2
Si tratta quindi dei classici warming localizzati, non convergenti verso il polo, che spesso hanno la peculiarità di aumentarne la velocità angolare e di rafforzarlo quindi, tramite un spinta laterale appunto ai bordi, come un disco che venga fatto girare manualmente. Tale aspetto è ancora più evidente guardando le stesse carte a 50 hPa, più in basso, dove il waming è più intenso ma aggira il VPS al contorno, senza affondare il colpo verso il centro (polo), tendendo a traslare verso il Canada dalla Siberia (fig.3).
fig.3
In casi estremi, la dinamica descritta conduce alla genesi di un Canadian Warming, un riscaldamento stratosferico tipico dell’inizio della stagione invernale, concentrato nell’area aleutinica tra i 50 e i 10 hPa che, generalmente, rafforza nel lungo termine ulteriormente il VPS dopo averlo leggermente dislocato (displacement).
Chiariamo subito che ancora non vi sono evidenze di un simile processo, il VPS è talmente forte da non lasciare spazio nemmeno a un temporaneo rafforzamento del’onda aleutinica stratosferica (wave 1).
Gli effetti di quanto descritto si concretizzano nella nuova leggera tendenza alla risalita dell’indice NAM, che vaga intorno valori di 1,5 – 1,6, senza per il momento puntare ancora più in alto, ma potrebbe farlo nei prossimi giorni (fig.5).
fig.5
Quali riflessi hanno tali dinamiche alle quote troposferiche, che a noi maggiormente interessano e dove avvengono tutti i fenomeni meteorologici??
Abbastanza evidenti potremmo dire; in particolare, il run mattutino del modello americano propone una evoluzione assolutamente compatibile con quanto esposto. Il VPT si presenta, infatti, sempre molto compatto, ma lascia filtrare piccole colate fredde come quella prevista al termine del prossimo periodo anticiclonico (fig.6).
fig.6
Come si vede in fig.6, il grosso del freddo resta ben racchiuso alle alte latitudini, all’interno della striscia gialla (area con valori di geopotenziale più bassi) e una piccola colata fredda prende le mosse verso l’Italia, attraversando rapidamente le nostre regioni il prossimo week-end.
Ma il minimo depressionario che si forma non è più alimentato da aria fredda in tempi brevi e, evoluzione davvero classica, si genera un cut-off, ovvero un taglio della saccatura con genesi di una goccia fredda depressionaria in progressivo isolamento nelle estreme regioni meridionali, mentre al centronord torna l’alta pressione (l’ennesima), che pone termine al temporaneo peggioramento in tali regioni ma non al sud (fig.7).
fig.7
Ecco perchè, come spesso è già accaduto quest’anno, al nord e nelle centrali tirreniche è spesso caldo e soleggiato mentre, nel sud Italia, si susseguono eventi piovosi anche intensi e prolungati (la goccia fredda resta intrappolata dall’alta pressione), senza però episodi freddi di rilievo (l’ultimo non è stato proprio gelido ma almeno ha nevicato molto).
Quando se ne esce dallo stallo??
Per adesso molto difficile a dirsi, forse anche dopo Natale sebbene, come illustrato nei giorni scorsi, a tale trend ci sono le dovute eccezioni; ovvero, può benissimo partire una colata gelida di maggiori dimensioni al bordo del VPT, grazie a un suo piccolo sbilanciamento che, per le dinamiche illustrate, sarebbe di carattere prettamente continentale, molto fredda quindi, la più fredda tra quelle possibili potremmo dire.
Ciao ciao