21-01-2015 - Salve a tutti; splendidi aggiornamenti quelli odierni dei modelli per il lungo termine, che confermano quanto espresso ieri nel precedente editoriale e, più in generale, rendono finalmente visibili alcune ipotesi formulate in precedenza in merito alla parte centrale della stagione invernale in corso.
Ecco quindi, che già intorno le 192 h (29 Gennaio) il Vortice Polare, o meglio, un lobo in distacco dal nucleo canadese, si mette in moto verso l’Europa e il Mediterraneo, sotto la spinta aleutinica esercitata con forza dal lato opposto dell’emisfero, coadiuvata dal tentativo di risalita del blocco azzorriano (fig.1).
fig.1
Alle 240 h (31 Gennaio) l’evoluzione è quasi entusiasmante, massiccia saccatura Artica, meglio definibile come split visti i geopotenziali presenti in quota nel Mediterraneo, con il lobo visionato in fig.1 che si riversa nel Mediterraneo e minimo al suolo di 980 hPa nel medio Tirreno (fig.2).
fig.2
Dal punto di vista didattico, ma anche pratico, la carta in fig.2 è formidabile per un appassionato; è evidente infatti, l’imponente spinta aleutinica dal settore opposto dell’emisfero, che trova ottima corrispondenza con quanto previsto ai piani stratosferici per i prossimi giorni, ampiamente discusso nell’editoriale di due giorni fa, che potrebbe rivelarsi quasi profetico a riguardo. Ecco infatti la carta della distribuzione dei geopotenziali alla quota isobarica di 10 hPa prevista per ikl 29 Gennaio (fig.3).
fig.3
Come si vede, anche nella media stratosfera è presente una robusta spinta aleutinica. La risposta ai piani troposferici di tale, molto più lineare nella media stratosfera, deve ovviamente fare i conti con le strutture generalmente presenti in inverno nei bassi strati; ed ecco quindi che il VPT si deforma, chiuso ai lati nella sua dislocazione (displacemenent) dall’imponente figura di blocco dell’anticiclone ibrido euroasiatico (la struttura ibrida consente la presenza dell’alta pressione anche nella media troposfera, oltre che la suolo, in tal modo l’opposizione all’avanzata del VPT è molto più efficace) e da quello dell Azzorre. La struttura del Vortice Polare è costretta quindi a “strizzarsi” e a inviare un lobo attraverso l’apertura lasciata libera dai due blocchi proprio verso il Mediterraneo l”italia, passando per l’Europa centrale (fig.2). Il modello europeo è assolutamente concorde con tale visione e, anzi, lo split in questo caso è ancora più evidente, in quanto il lobo si separa nettamente dal resto del VP, secondo una definizione didattica di split (fig.3).
fig,3
Una simile evoluzione, oltre ad essere peculiare e affascinante, comporterebbe un’accentuata fase di maltempo e freddo nel territorio italiano, con un’entrata sufficientemente occidentale della saccatura alle varie quote, come quella prevista dal run 00 del modello americano ed europeo, Trattandosi di aria a matrice artica, il freddo al suolo non arriverebbe subito, essendo presente soprattutto in quota; non c’è aspettarsi quindi termiche da urlo con l’arrivo della saccatura, ma con il passare delle ore e dei giorni i numerosi rovesci scaricherebbero l’enorme quantità di aria fredda presente in quota, portando neve anche a bassa quota su molte regioni italiane.
Ma non è finita; abbiamo visto infatti, come la stratosfera continui ad essere instabile anche nel lungo termine, ai primi di Febbraio. Le carte degli ultimi panelli del modello americano evidenziano sempre la partenza di un nuovo potente warming nel settore siberiano, con nuovo displacement del VPS nel settore europeo a inizio Febbraio (fig.5,6)
Anche in questo caso gli aggiornamenti del modello americano evidenziano un comportamento del Vortice Polare in troposfera che sembra risentire delle dinamiche evidenziate (fig.7).
Anche in questo caso è infatti è presente un evidente displacement della struttura del VPT, sotto la spinta proveniente dal settore opposto dell’emisfero. Cosa manca alla carta in fig. 7 per avere una massiccia colata gelida sull’Italia?? Sicuramente un’elevazione azzorriana robusta e ben strutturata. Risulta quindi utile, a tal proposito, andare a controllare l’andamento previsto dell’indice MJO (Madden Julian Oscillation), ben correlato alla tendenza della formazione di blocchi in Atlantico. Ebbene, dopo molto tempo in cui il valore riultava piuttosto blando, la MJO è vista partire, dall’ensemble, di GFS verso valori di elevata magnitudo in fase 6 che, secondo quanto riportato in fig.8, rappresenta (la fase 6) proprio uno dei settori più utili allo sviluppo di figure di blocco in Atlantico (fig.8).
fig.8
A questo punto, chi da per finito l’inverno in corso potrebbe sbagliare clamorosamente i suoi calcoli. Proprio la fase più fredda della stagione invernale (statisticamente la fine di Gennaio e inizio Febbraio) potrebbe infatti riservare una sorpresa di dimensioni rilevanti, con freddo e neve prolungate su molte regioni italiane anche a quote basse.
Ciao ciao