21-10-2016 - Salve a tutti, eccoci di nuovo insieme per la stesura di un editoriale più ampio e complesso e, si spera, di facile comprensione, in merito alla tendenza che potrebbe manifestare la stagione fredda nell’area mediterranea.
Iniziamo oggi dal presente, con un vortice freddo ben collocato nell’Europa centrale, responsabile paradossalmente del maltempo nelle regioni medionnali, collocate alla confluenza tra l’aria fredda in arrivo da nord e quella molto più mite atlantica in arrivo da ovest (fig.1).
fig.1
Tale confluenza nei prossimi giorni terminerà e l’influenza della depressione atlantica più a ovest diventerà dominante, in termini di richiamo caldo indotto dai quadranti africani (fig.2).
fig.2
Ecco quindi, che per 48-72 h sull’Italia le temperature aumenteranno, raggiungendo valori ragguardevoli (fini a 28-30° C nell’estremo sud). In questa sede però, come sempre, preme sottolineare aspetti più generali, correlati allo stato di salute del VP, che anche in fig.2 appare comunque debole (weak), minato ai fianchi da numerose onde altopressorie troposferiche (frecce nere e lettera A).
Tale aspetto (VP weak) continuerà a permanere anche nei giorni successivi quando, sotto la spinta azzorriana in Atlantico, un lobo freddo (in quota) traslerà proprio sull’Europa orientale (fig.3).
fig.3
Sebbene non in maniera eclatante come ieri sera (ved. editoriale), anche oggi una parte della massa gelida (anche nei bassi strati) correlata al nocciolo del VP verrà direzionata verso le regioni italiane con un afflusso freddo a inizio Novembre in Adriatico (fig.4)
fig.4
Come sempre, in questa sede non ci si sofferma sul singolo run, ma si cercano di individuare delle tendenze generali. Tali tendenze ad oggi, evidenziano la presenza di un costante e diffuso raffreddamento del comparto euroasiatico (soprattutto siberiano) correlato a una debolezza strutturale del VP in questo inizio di stagione fredda e un suo costante sbilanciamento verso il lobo siberiano (fig.5).
fig.5
In fig.5 sono rappresentate le attuali anomalie fredde a 850 hPa (1500 m) presenti nel settore asiatico. Nella grafica è stato rappresentato (solo a titolo indicativo) un loro ideale trasferimento verso il settore europeo.
In che relazione si collocano le anomalie di temperatura e nevosità presenti attualmente nella Siberia e in Russia con il futuro della stagione fredda in Europa??
Ebbene, passiamo alla seconda parte dell’editoriale, evidenziando subito la grande copertura nevosa presente al momento nel comparto siberiano.
La prima figura rappresenta la totalità della estensione della copertura nevosa (fig.6).
fig.6
La seconda figura rappresenta la differenza (anomalia) tra la copertura nevosa presente nell’anno in corso e quella media statisticamente censita negli scorsi anni (fig.7).
fig.7
In fig.7 è ben visibile la grande anomalia positiva (maggior innevamento rispetto alla norma) nella fascia del bassopiano siberiano (anche Kazako e mongolo) al di sotto del 60° parallelo.
In fig.8 ecco inquadrato il settore del continente euroasiatico preso in considerazione per la valutazione dell’incremento della copertura nevosa in Ottobre (parametro SAI, Snow Advance Index).
A riguardo, senza entrare nei dettagli tecnici, già affrontati e che approfondiremo in seguito, alcune note ricerche del climatologo prof. Dr. Judah Cohen (Atmospheric and Environmental Research, AER), hanno evidenziato come l’incremento della copertura nevosa in Ottobre in tale settore (riassunto tramite il valore del parametro SAI) sia molto importante per la strutturazione del Vortice Polare nella stagione invernale e, in sostanza, per formulare previsioni sulla forza stessa del VP.
Proprio nella stagione in corso, come raramente è capitato in passato, tale incremento procede spedito e diffuso, sebbene ora stia probabilmente rallentando. Ecco quindi, quasi a confermare quanto affermato, che il prof Cohen (noto climatologo, autore appunto del parametro SAI) praticamente in diretta mentre si scrive si è espresso in merito, con un articolo sul web (rispondendo gentilmente anche a un tweet dello scrivente), dicendo che:
- Eurasian snow cover is above normal but has currently stalled. However both low sea ice and a persistent negative AO are favorable for the resumption of a more accelerated advance of Siberian snow cover. High Eurasian snow cover and low Arctic sea ice in the Barents-Kara seas favor first, a strengthening Siberian high and then a weakened polar vortex (PV) in winter
- The stratospheric PV is predicted to significantly weaken in early November. If the forecast verifies (and that is a big if) then an early start to winter weather is likely for widespread portions of northern Eurasia, including Europe and East Asia, and possibly the eastern United States (US)
In breve, il climatologo afferma proprio che la copertura nevosa nell’area siberiana è attualmente superiore alla media, sebbene l’incremento sia in stallo, ma che una serie di parametri (riassumo) risultano favorevoli a un particolare rafforzamento dell’anticiclone termico siberiano nel’anno in corso e a un indebolimento concomitante del VP in inverno. Inoltre, qualora il VPS risultasse particolarmente debole in Novembre (da definire) ci sarebbero le premesse per l’avvento di un fase invernale anticipata piuttosto cruda su larghe porzioni dell’Europa e dell’Asia già nella prima parte del mese di Novembre.
In merito a tale argomento c’è molto da dire, il discorso ora si fa un po’ lungo ora e lo affronteremo gradualmente; tuttavia, se consentite, fa piacere rilevare come uno studioso accreditato stia confermando alcune ipotesi formulate nei giorni scorsi in questa sede. Ovviamente, il prof. Cohen non è il vangelo, può comunque sbagliare, ma a poco a poco alcuni tasselli del puzzle di questo inverno vanno a comporsi e, in particolare, le emissioni successive del modello americano evidenziano proprio gli aspetti ora descritti (fig.10).
fig.10
In fig.10 è infatti già presente, in embrione a fine Ottobre, un anticiclone termico piuttosto vasto nell’area siberiana (1035 hPa), unito a una cellula altopressoria dinamica nell’Artico russo, proprio a conferma delle ipotesi formulate dal prof. Cohen. A tali fattori si aggiunge poi l’inevitabile split di un lobo gelido del VPT, stretto tra le due figure altopressorie, che piomberebbe (se confermata la previsione) nei primi giorni di Novembre verso il Mediterraneo, con una colata gelida notevole per il periodo (fig.11).
fig.11
Se confermate tali previsioni porterebbero la neve a bassa quota al centronord già nei primi giorni di Novembre.
Anche la stratosfera, invocata dal prof. Cohen nel secondo punto, fornisce segnali positivi, evidenziando un possibile accenno di bilobazione del VPS alla quota geopotenziale di 10 hPa (30 km) sempre ai primi di NOvembre, segnale che il VP, anche alle quote superiori, appare debole in Novembre (fig.12).
fig.12
I segnali per un ottimo inverno dunque ci sono, sebbene non sia sufficiente un solo parametro per decidere le sorti della stagione invernale.
Restate incollati agli schermi dunque, non perdete i prossimi episodi.
Ciao ciao