20-12-2014 - Salve a tutti; gradualmente il quadro per il lungo termine, in particolare per quella che potrebbe essere l’evoluzione della parte centrale dell’inverno, appare sempre più confortante dall’analisi elaborazioni grafiche disponibili per le varie quote isobariche in troposfera e stratosfera, oltre che dall’andamento di alcuni indici che, se utilizzati nella giusta modalità, possono effettivamente fornire informazioni utili per il futuro.
Per quanto riguarda il periodo natalizio, i primi dettagli previsionali sono stati esposti nell’editoriale del mattino, a cui si rimanda; in questa sede, come sempre, affrontiamo l’analisi di quello che potrebbe arrivare dopo Natale, sempre con la dovuta elasticità e, in fondo, con un pò di ironia, considerando che stiamo parlando di previsioni passibili di stavolgimenti anche importanti. Tuttavia, per il periodo 28-29 Dicembre, appare sempre più probabile le genesi di un affondo meridiano diretto proprio verso l’Italia, con afflusso di aria polare marittima e/o artico marittima (quest’ultima a maggior componente meridiana) che dovrebbe interessare le nostre regioni prima di Capodanno.
Ecco quindi l’ultimo run emesso dal modello americano (12 UTC), che vede una saccatura perfettamente centrata sull’Italia, con afflusso di aria fredda (non gelida) dal nordatlantico, con nevicate intorno 700-800 m in Appennino e localmente a quote basse in pianura Padana (quote assolutamente indicative, i dettagli li vedremo in seguito) (fig.1).
fig.1
Quello che conta comunque, è che l’impianto a scala emisferica, ormai alle 192 h, venga sempre confermato e, anzi, i modelli appaiono oggi leggermente migliorati; a conferma di ciò, gli spaghetti del run 06 UTC (gli ultimi disponibili) presentano numerosi cluster diretti verso il freddo (fig.2)
fig.2
La naturale evoluzione della saccatura mostrata, stretta da due anticicloni piuttosto robusti (azzorriano e russo) è quella di una lenta deriva verso est, con rotazione dell’asse principale in senso antiorario e genesi di un afflusso sempre più freddo nella penisola italiana a matrice continentale prevalente. La fig.3 illustra il termine del processo, con termiche molto basse nei primi giorni di Gennaio su tutte le regioni, sebben le nevicate, anche a quote basse, sarebbero limitate al medio e basso versante Adriatico (fig.3).
fig.3
Sembra essere questa l’ipotesi prevalente fornita dai modelli nel lungo termine fino ai primi di Gennaio, freddo che potrebbe finalmente fare la sua comparsa per un periodo piuttosto lungo. Nel finale del modello americano tale fase potrebbe concludersi con un momentaneo rafforzamento del Vortice Polare, in particolare del lobo canadese e ritorno del bel tempo e della zonalità nel Mediterraneo(fig.4).
fig.4
L’evoluzione descritta rappresenterebbe un parentesi comunque nel lungo termine, in quanto giungono segnali sempre più convincenti in merito a un prosieguo della stagione invernale sempre più dinamico in Gennaio; l’indice MJO (Madden Julian Oscillation), che influisce nella traiettoria del getto polare nel nordamerica in inverno e, in sostanza, nella probabilità di avere ondulazioni marcate in Atlantico con genesi di blocchi altopressori duraturi, è previsto infatti per la prima volta in questo inverno salire di magnitudo in settori favorevoli (in senso freddo) per le nostre regioni (fig.5).
fig.5
Dalla stratosfera giungono, analogamente, segnali confortanti; la nuova fase di ricompattamento del VPT di questi giorni non sembra essere appoggiata da un’analoga sorte ai piani superiori, dove un nuovo potente warming in sede siberiana, ben posizionato, anche se non risolutivo (minor warming), è previsto alla quota geopotenziale di 10 hPa. Tale warming è indice comunque di un insita debolezza del VPS, che non sembra in grado di influire (in senso negativo) in futuro nelle sorti dei piani inferiori troposferici.
Insomma, Gennaio potrebbe riservarci un ulteriore amplificazione dei disturbi previsti per la fine di Dicembre, con possibilità di vedere eventi di maggior intensità e durata a scala emisferica.
Ciao ciao