30-12-2016 - Salve a tutti, secondo editoriale giornaliero, con lo scrivente quasi incredulo nel commentare le evoluzioni mostrate dai modelli, in particolare quello americano, da vero evento meteorologico, con afflussi gelidi reiterati, prima artici e poi continentali e con possibilità di nevicate in pianura in molte regioni italiane a partire dal periodo successivo all’Epifania, fino a tutta la seconda decade di Gennaio.
Ripartiamo quindi dal breve, attorno le 144 h, range temporale di ottima affidabilità; abbiamo visto (ved. editoriale) come il VP mantenga un assetto abbastanza compatto, con le onde planetarie ancora poco penetranti, ai bordi della struttura (fig.1).
fig.1
Già in fig.1 è però presente,a giudizio dello scrivente, un aspetto molto importante; ovvero, uno sbilanciamento dei centri di massa del VP sul nord Europa e più in generale, nel comparto euroasiatico.
Sempre alle 144 h infatti, prima della Epifania, è sufficiente l’innesco di una prima leggera ondulazione in Atlantico per far scendere poco a est dell’Italia una massiccia colata gelida, con temperature di -15° C a 850 hPa (fig.2).
fig.2
Una volta costituito, il lago gelido sulla Scandinavia non sembra muoversi più da tale posizione per tutta l’emissione (almeno 10 giorni), con risvolti che andiamo ora a descrivere.
A partire dalle 192 h infatti, dopo l’Epifania, le due onde planetarie oceaniche (W1 e W2) iniziano a spingere decisamente in Artico, incidendo profondamente il Vortice Polare (fig.3).
fig.3
Ne deriva una trilobazione del VP, in cui un massiccio nucleo gelido scende nuovamente di latitudine a causa della spinta dell’alta pressione in Atlantico e questa volta punta più decisamente verso l’Italia e il Mediterraneo centrale a inizio seconda decade d Gennaio (fig.4).
fig.4
Nelle ultime emissioni del modello americano, l’evoluzione finale delle singole corse, per il periodo successivo al 10 Gennaio, è vista sempre più estrema, ai limiti dell’evento di rara intensità. In buona sostanza, una volta giunto alle porte del Mediterraneo, il nucleo gelido (-40°C a 5500 m e oltre -15° C a 1500 m) inizierebbe a ricevere anche un’alimentazione continentale, con l’anticiclone delle Azzorre che andrebbe a formare un (leggendario) ponte con l’alta pressione russo-scandinava, favorendo l’afflusso di aria gelida dagli Urali (fig,5).
fig.5
La fig.6 si riferisce al run 06 del modello americano, ma lo stesso impianto è riportato dalla corsa successiva, in cui, il Vortice Polare appare completamente smembrato, con un’area altopressoria nell’artico scandinavo e un ampio nocciolo gelido alle porte dell’Italia (fig.7).
fig.7
Tutto il settore europeo e Mediterraneo sarebbe in balia di temperature bassissime e con possibilità di nevicate anche a quote pianeggianti in molte regioni italiane.
fig.8
Quali possibilità ci sono per il verificarsi di un evento di questa ampiezza, che avrebbe tempi di ritorno (in termini di configurazioni previste) (pluri) decennali??
Molto basse ovviamente, ma vanno condotte alcune riflessioni in merito ai possibili assetti generali della stagione in corso in cui, a giudizio dello scrivente, alcune evoluzioni (forse solo temporaneamente) sono state inibite dall’avvento del Canadian Warming prima e dal consgeuente cooling stratosferico dopo:
- Il potente raffreddamento del comparto siberiano, con valore dello Snow Cover e del SAI (Snow Advance Index) di grande rilievo, favorevole al rafforzamento dell’anticiclone siberiano in inverno
- Forti anomalie positive di temperatura in artico favorevoli, in concomitanza a punto 1, all’indebolimento della corrente a getto all’entrata del continente euroasiatico.
Ebbene, nelle ultime emissioni dei modelli, in particolare quello americano, tali premesse stanno conducendo alle conclusioni che ci si attendeva, ovvero all’ingresso di nuclei gelidi di origine continentale nel comparto europeo e mediterraneo, con innesco di saccature meridiane e di moti antizonali correlati.
Se le cose dovessero andare come prospettato dalle ultimi emissioni dei modelli, potremmo vivere una fase invernale davvero intensa, con possibilità di nevicate in pianura piuttosto diffuse, lo ripetiamo, nella penisola italiana nella seconda decade di Gennaio.
fig.9
Aggiorneremo in merito, con lo spirito goliardico ed entusiasta che contraddistingue questi editoriali
Ciao ciao