26-11-2016 - Salve a tutti, eccoci di nuovo insieme per un aggiornamento riguardante lo stato dell’arte della sequnza sismica e per chiarire alcuni concetti riguardanti il sisma stesso, su come si sviluppa e sui precursori del terremoto; se esistono o meno e cosa c’è di vero in merito a quanto presente in rete su tale argomento. Tutti gli argomenti vengono trattati in forma assolutamente divulgativa ma sempre cercando si mantenere il rigore scientifico che compete una materia così delicata.
Iniziamo dall’aggiornare la collocazione delle ultime scosse di magnitudo significativa nell’area del sisma. Come anticipato ieri, ecco tutte le scosse avvenute nelle ultime 72 h circa di magnitudo prossima a 3 o superiore a tale valore (fig.1).
fig.1
Come si vede dalla fig.1, la maggior parte delle scosse si colloca ai margini settentrionali della sequenza, a nordovest della linea interpolatrice degli epicentri. Come prima analisi della collocazione di tali scosse risulta evidente come, gradualmente, molti eventi vadano ormai a sovrapposrsi con l’analogo allinamento riguardante l’evento del 1997, che presenta molte similitudini nell’evoluzione spazio-temporale della sequenza attuale (ved. editoriale)
Quale significato dare alle nuove scosse, per quanto, lo ricordiamo, di magnitudo estremamente moderata??
Difficile fornire una reale interpretazione di tale evoluzione; sulla base della sismicità storica l’area descritta presente una sostanziale scarsità di eventi di magnitudo rilevante e, pertanto, non dovrebbe essere soggetta ad attivazioni di magnitudo rilevante, mentre confina in realtà con il settore interessato dalle due serie recenti del 1997 e del 2016 (fig.2)
fig.2 – rielaborata dal “Catalogo parametrico dei terremoti italiani“
In effetti, in tale contesto occorrerebbe tenere maggiormente presente deriva verso ovest delle scosse, in un’area dove sono presenti lineazioni tettoniche di maggior importanza, già coinvolte nella sequenza del 1997.
Un altro settore di particolare rilevanza è costituito dall’area a sud della sequenza, tra Amatrice e L’Aquila, dove però al momento non sono segnalate nuove scosse di magnitudo degna di nota.
Vediamo ora di approfondire gli argomenti in esame, ponendoci quesito importante, ovvero:
Quali processi avvengono nell’ammasso roccioso al momento dell’evento sismico??
Che significato fornire alle diverse scosse, distinguendo, se possibile, tra foreschocks (precursori), mainshocks (scossa principale), aftershocks (assestamento)??
Un abbozzo di tali argomenti è stato già trattato nei precedenti editoriali della “serie”, abbiamo visto come i meccanismi che regolano l’attività sismica, in questo settore di Appennino, siano sostanzialmente legati allo svincolo di larghe porzioni di ammasso roccioso lungo un piano inclinato (faglia) con un blocco che scivola sull’altro verso il basso, generalmente in direzione del Tirreno, verso ovest
(fig.4 – fonte Equakepedia – MAPSISM)
In questa sede, cerchiamo di approfondire tale discorso, cercando di capire nel dettaglio cosa accade durante il sisma e, di conseguenza, la differenza tra le diverse scosse, in termini di intensità e collocazione.
La figura seguente illustra, con uno schema molto semplificato, la collocazione del piano di una faglia diretta (distensiva), stilizzato, illustrata in precedenza inserito nel contesto morfologico della dorsale appenninica, ad esempio il classico schema monte Vettore piana di Norcia (fig.5).
fig.5
Come si vede dalla fig.5, una volta che le tensioni agenti nell’ammasso roccioso superano una certa soglia (dipendente dalle caratteristiche dei materiali coinvolti) si crea o si amplia una rottura lungo un piano di faglia preesistente o di neo attivazione (superficie in rosso) e lo scivolamento (movimento) del blocco lungo il piano può avvenire.
L’entità del movimento, la vastità della superficie di rottura e la resistenza offerta dalla roccia alla rottura stessa definiranno la magnitudo del terremoto, riassumibile in realtà tramite la grandezza conosciuta come momento sismico (ved. editoriale, fig.6)
In fig.5 è stata distinta in rosso una superficie di maggior ampiezza riconducibile all’evento principale (mainshock), mentre gli afterschock, le repliche, possono essere viste come piccole ulteriori rotture che si sviluppano in adiacenza al piano di faglia mobilizzato (area rossa più piccola in fig.5). Ecco perchè, generalmente, quando una seconda scossa di minor entità avviene in corrispondenza del settore già interessato da una molto più grande si parla di “assestamento” e, sempre generalmente (certezze non ve ne sono), è difficile che si verifichi una seconda scossa di analoga entità nello stesso luogo, proprio perchè gli stress agenti sulla roccia sono stati esplicati tramite il movimento e la rottura del piano di faglia.
Abbiamo quindi parlato di aftershock e mainshock, ma cosa sono quindi i precursori, i foreschock??
Innanzitutto, chiariamo che parlare di precursori in termini di rottura preliminare di una piano di faglia è sbagliato, non esistono precursori certi riconosciuti di una scossa principale, possono esservi decine di scosse moderate in un’area senza che si verifichi la principale. Ad ogni modo, il foreshock può essere immaginato come una mobilizzazione di lieve entità o una rottura che si esplica su superfici limitate, in un settore ancora non interessano da mobilizzazioni; tale evento talvolta può precedere quello principale. Rappresenta in sostanza un punto dove le tensioni agenti lungo il piano di faglia iniziamo a esplicarsi, senza giungere alla rottura completa (fig.7)
Alcune scosse possono quindi essere considerate come precursori dell’evento principale ma, ribadiamolo ancora una volta, le conoscenze attuali non consentono si sapere in alcun modo se e quando l’evento principale si verificherà e di quale magnitudo sarà.
Veniamo quindi a un aspetto dolente della discussione (per chi affronta seriamente un’analisi scientifica dei fenomeni menzionati).
Che affidabilità fornire alle diverse tesi, molto diffuse sul web, che ipotizzano connessioni tra l’innesco delle singole scosse e fenomeni di altra natura, quali particolari condizioni meteorologiche, allineamenti planetari particolari o, per finire, che comunque indicano come precursori altre scosse collocate a migliaia di km di distanza dalle nostre regioni??
La risposta è semplice: ZERO
Passiamo rapidamente in rassegna e mtivazioni che ci concudono a tali affermazioni:
1) I fenomeni atmosferci non hanno alcuna correlazione con eventi sismici (caldo anomalo, forma delle nubi ecc.) Le forse in gioco durante un sisma sono di diversa natura ma soprattutto sono enormemente più grandi di quelle atmosferiche. Il movimento di km3 di roccia, con una densità almeno 2 ton/m3 non viene minimamente influenzata e non può influenzare i refoli di vento presenti in superficie.
2) I particolari allineamenti dei pianeti sono oggetto di studio dell’astrologia e non della sismologia; la forza di gravità diminuisce in ragione del quadrato della distanza (legge di gravitazione universale). Quale influenza può avere un pianeta collocato a centinaia di milioni di km, la cui gravità, a parità di massa, influisce decine di miliardi di volte meno delle interazioni tra blocchi di roccia adiacenti, per non parlare poi degli stress orientati, ovvero delle spinte presenti in regime tettonico attivo, che sono ancora più intense.
3) Un terremoto che si verifica in un altro continente non ha nessuna attinenza con la nostra sequenza; troppo distanti e troppo diverse le strutture tettoniche per essere influenzate vicendevolmente.
Pertanto, a conclusione di questa lunga carrellata di concetti e notizie, il messaggio èil seguente:
Non lasciate quindi (appello ai lettori) che la vostra paura vi renda schiavi di personaggi oscuri e scorretti, che traggono vantaggio dall’ansia di conoscere il destino sismico di un’area da parte di chi ci vive e teme per la propria abitazione o, addirittura, la propria vita.
I mezzi di prevenzione sui terremoti ci sono e sono stati fatti grandi passi avanti nella conoscenza delle dinamiche che governano terremoti stessi e i tecnici preposti lo sanno. Inoltre, è bene sempre sapere che, una casa costruita secondo i moderni criteri antisismici è in grado di resistere praticamente a qualsiasi terremoto presente nel territorio italiano, con magnitudo massima intorno 7. Ora è difficile costruirne tante con tali criteri, ma magari un giorno lo faremo.