20-02-2016 - Salve a tutti, consueto aggiornamento modelli mattutino, con interessanti risvolti per quanto riguarda le previsioni per la terza decade di Febbraio, che inizia oggi. Prende sempre più corpo infatti, l’ipotesi di una fase perturbata piuttosto duratura per alcune regioni italiane proprio negli ultimi giorni di Febbraio. Da non confondere una simile evoluzione con l’arrivo del gelo, che per quest’anno non è proprio inquadrato dai modelli di previsione. Ma il gelo da solo non serve a molto al territorio italiano, in particolare a quello alpino, dove occorrono le precipitazioni a carattere nevoso, grande riserva idrica per i mesi caldi. Tali precipitazioni potrebbero giungere in maniera davvero molto abbondante nel periodo menzionato, in cui un nocciolo gelido del VP, la cui dinamica ed entità non è ancora ben inquadrata dai modelli, potrebbe farsi largo, con un vero e proprio split, nel mediterraneo occidentale.
Nel dettaglio, l’evoluzione parte nel periodo intorno al 26 Febbraio (144 h, affidabilità già elevata quindi). La fig.1, riprata di seguito, è molto indicativa a riguardo. Come si vede in figura, sull’Italia è già presente un primo passaggio perturbato, meglio organizzato di quello transitato stanotte (fig.1).
fig.1
In tale contesto, maggiore importanza assume però il distacco, grazie anche a un certo vigore dell’elevazione azzorriana, di un nocciolo gelido (fino a -40° C a 5000 m !!!!) del VP, proprio lui, il gigante di ghiaccio addormentato in questo inverno. Una volta assestatosi nel braccio di mare tra Groenlandia e Islanda, sembra che la struttura menzionata possa iniziare a “splittare” ovvero a scivolare verso sud, rendendosi indipendente dalla circolazione generale, affondando verso il Mediterraneo passando dalla Francia e dalla Spagna (fig.2).
fig.2
Abbiamo accennato al fatto che ciò per la nostra penisola non significherebbe arrivo del freddo; in effetti, la risposta nel Mediterraneo centrale a tale manovra sarebbe l’innesco di correnti caldo-umide molto piovose, ma anche molto nevose per il settore alpino. Se tale evoluzione fosse confermata, per il settore alpino e, in particolare, per il nordovest, significherebbe l’arrivo di copiose nevicate, a quote variabili tra 500 e 1000 m a seconda delle località, ma in ogni caso i rilievi alpini farebbero davvero il pieno stagionale, con 48-72 h di precipitazioni ininterrotte. Ecco il quadro emisferico previsto dal modello americano, onde troposferiche molto attive (fig.3).
fig.3
Ed ecco quello previsto dal modello europeo, con un maggior isolamento del lobo in split e una deriva più occidentale della saccatura. Ciò significherebbe correnti meridionali che si spingono più a ovest ma sempre un pieno coinvolgimento del nordovest nelle precipitazioni, con piogge e nevicate anche intense e persistenti. Clima mite e piovoso nelle altre regioni (fig.4).
fig.4
Insomma, le dinamiche atmosferiche si movimentano alquanto, sebbene non sia ancora chiaro quanto sarà cospicuo il lascito freddo del VP (e di conseguenza quanto sarà ampio e duraturo il coinvolgimento nel maltempo per le nostre regioni). Da non sottovalutare comunque le dinamiche menzionate, potrebbero introdurre una importante fase perturbata per molte regioni italiane.
Ciao ciao