Salve a tutti, in questo primo corposo editoriale vengono esposti ed analizzati tutti i passaggi che hanno generato la maggiore nevicata, per estensione ed intensità, degli ultimi 58 anni in molte regioni italiane. Ovviamente tale aspetto non riguarda tutte le regioni (in molti potranno obiettare in merito), per quasi tutto il nord si è trattato infatti unicamente di una fase fredda molto cruda ma nemmeno da record (stabiliti viceversa nel 1985).
Sicuramente però, la configurazione barica a scala emisferica che si è venuta a creare nei primi giorni del Febbraio 2012 possiede tutti i canoni dell’eccezionalità e, per molte regioni del centro Italia, oltre che per l’Emilia Romagna, anche gli effetti sul territorio sono stati eccezionali, in termini soprattutto di abbondanza complessiva e intensità della precipitazione nevosa.
L’analisi di quanto accadde due anni fa deve necessariamente iniziare qualche giorno prima, dalla carta, prelevata dagli archivi di Meteocièl, relativa al giorno 23 Gennaio. A tal proposito, l’inverno 2011-2012 era stata alquanto povero di eventi significativi, l’avvento di una fase piuttosto intensa di NINA aveva generato un generale rinforzo del VPT (Vortice Polare Troposferico) già dal Gennaio 2011, con l’immediata conseguenza di una sostanziale assenza di significative e durature ondate di maltempo nel Mediterraneo.
Si arriva dunque al 23 Gennaio con la presenza, a scala emisferica, di un VPT alquanto compatto, sebbene fossero già presenti alcuni aspetti che assumeranno un ruolo decisivo successivamente. Tali aspetti erano rappresentati dalla presenza, in corrispondenza della penisola di Kamchatka, territorio in prossimità dello stretto di Bering, di una cellula dinamica altopressoria correlata all’attività dell’anticiclone aleutinico, grande assente fino al quel momento della stagione invernale e da un altro robusto anticiclone ibrido nel bassopiano Russo (fig. 1)
(Fig. 1): GFS – pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa alle ore 07:00 del 23 Gennaio 2012
Entrambe le figure altopressorie, in tale collocazione, non potevano influenzare molto il tempo nel territorio italiano; l’HP (high pressure) russo in particolare, risultava troppo basso di latitudine per poter inviare impulsi freddi verso ovest, agendo viceversa da diaframma isolante con il gelo Siberiano.
L’evoluzione emisferica, da questo momento in poi, prende però un diverso andamento; a 48 h di distanza temporale la cellula aleutinica si mette in moto verso ovest, spingendosi verso il bassopiano siberiano e isolando una cellula del VPT più a sud, sempre in Siberia. Contemporaneamente, grazie anche a tale azione, l’HP russo si spinge più nord; un primo impulso continentale, moderato, può colpire il medio-basso Adriatico.
(Fig. 2): GFS – pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa alle ore 07:00 del 25 Gennaio 2012
Da questo punto in poi si inizia a configurare un’evoluzione che assumerà gradualmente i caratteri dell’evento. La cellula aleutinica continua infatti la sua marcia nel nord della Siberia, l’HP russo si spinge nell’Artico con la sua parte dinamica a 500 hPa, mentre l’omologo termico si assesta meglio nel bassopiano russo, con valori già notevoli (1055 hPa). Un impulso della circolazione nordatlantica viene poi “spillato” dal VPT e si spinge verso sudest, nel mare de Nord, stretto dalla rimonta dell’HP azzorriano, che inizia la sua attività, che diverrà fondamentale.
(Fig. 3): GFS – pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa alle ore 07:00 del 27 Gennaio 2012
L’immagine di dettaglio dell’Europa, prelevata dall’archivio di wetterzentrale, evidenzia la potenza delle due figure altopressorie e il poderoso blocco che si sta creando ad est, nel bassopiano russo.
(Fig. 4): GFS – dettaglio Europa, pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa alle ore 00:00 del 27 Gennaio 2012
Attenzione all’apparentemente moderata e innocua saccatura in discesa dal mare del Nord; insieme ad altri fattori concomitanti, costituirà la miccia per l’innesco della grande colata gelida continentale.
Ecco infatti che l’evento prende corpo, attenzione a tutti i passaggi.
1) Il VPT si dispone con asse prevalente Labrador-stretto di Bering
2) La piccola depressione Atlantica viene quindi tagliata (cut off) dalla rimonta azzorriana
3) L’anticiclone delle Azzorre (HP) trova strada libera nel nordatlantico, tra Islanda e Norvegia e prosegue il suo slancio verso nordest
4) Nella lontana Siberia, la cellula aleutinica, nel suo avanzare verso ovest, si aggancia e est degli Urali con l’HP russo. Si tratta di un passaggio fondamentale, spesso poco sottolineato dagli appassionati. Senza questa manovra, che ha molto rafforzato la cellula altopressoria russa, il successivo ponte di Woeikoff (proprio lui), non avrebbe probabilmente avuto la forza di chiudere ogni accesso da ovest.
(Fig. 5): GFS – pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa alle ore 07:00 del 29 Gennaio 2012
Il dettaglio Europeo evidenzia altri aspetti; si sta formando il ponte altopressorio sulla scandinavia ma ancora non è iniziato l’afflusso gelido da est.
(Fig. 6): GFS – dettaglio Europa, pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa alle ore 00:00 del 29 Gennaio 2012
A questo punto, nello scacchiere europeo può formarsi una configurazione barica molto rara, invocata da tutti gli amanti del gelo e della neve, un ponte altopressorio tra l’Atlantico e il bassopiano russo-siberiano, il ponte di Woeikoff. Nelle modalità e nelle dimensioni che vengono evidenziate nelle cartine riportate di seguito è possibile affermare che fossero esattamente 56 anni che tale struttura non si veniva a formare con tale potenza, ovvero dai primi giorni di Febbraio del 1956.
A partire dal giorno 29 infatti, la struttura menzionata si andrà sempre più rafforzando, raggiungendo una solidità e valori pressori raramente (mai) eguagliati negli ultimi decenni, seguiamo le fasi.
Il giorno 31 Gennaio, 48 h dopo, è già ben presente un collegamento tra la figura dell’anticiclone dell’Azzorre e il nucleo dinamico altopressorio collocato nell’Artico russo. Poco più a sud, nel nord della Russia, l’HP termico raggiunge al suolo valori di 1060 hPa. Il blocco è perfetto, struttura dinamica più a Nord e corrispondente termico a sud, in maniera tale da far giungere afflussi gelidi pellicolari al suolo.
(Fig. 7): GFS – pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa alle ore 07:00 del 31 Gennaio 2012
Ecco il poderoso blocco proprio nel momento della formazione e aggancio con la struttura dinamica azzorriana.
(Fig. 8): GFS – dettaglio Europa, pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa alle ore 00:00 del 31 Gennaio 2012
Occorre sottolineare come finora non ci fossero state particolari conseguenze in Italia, brevi nevicate si erano verificate in Appennino, ma nulla di particolare. Ma le cose stavano cambiando….andiamo infatti a riprendere la nostra piccola depressione Atlantica; nella sua discesa verso sud era a questo punto giunta a ridosso delle Alpi; il serbatoio gelido a est si stava formando, mancava un contributo umido, pronto a nord delle Alpi.
Dalla mattina del 31 infatti, la depressione, con annessa perturbazione correlata, entra nel Mediterraneo dalla Francia e tutto il meccanismo si mette in moto. Inizia a nevicare su tutta l’Emilia Romagna anche in pianura e successivamente a quote basse anche in Toscana. Nel corso della giornata il maltempo si estende nelle altre regioni del centro, con piogge, rovesci, ma soprattutto con nevicate a quote intorno 300-400 m che interessano Lazio, Abruzzo, Umbria, Marche, Campania e Molise.
L’analisi della cartografia esistente evidenzia la convergenza di tre fattori in merito alla fenomenologia rilevata:
1) Instabilità correlata all’impulso perturbato da nordovest
2) Contributo caldo del Mediterraneo
3) Contributo gelido continentale generato dall’afflusso dalle pianure russe, ormai in atto.
Ecco l’emozionante quadro barico a scala emisferica presente la mattina del 1 Febbraio; la perturbazione è entrata nel Mediterraneo, formando un minimo <1005 hPa; l’impressionante struttura del ponte di Woeikoff appare in tutta la sua potenza, spingendosi oltre gli Urali; la perturbazione sull’Italia sta già beneficiando del contributo gelido, risultando la struttura in quota già agganciata all’esteso nocciolo gelido continentale, che nel frattempo si è fatto strada dalla Mongolia occidentale, spinto dal neonato ponte altopressorio.
(Fig. 9): GFS – pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa alle ore 07:00 del 01 Febbraio 2012
Moto retrogrado delle masse gelide continentali in piena evidenza nel dettaglio Europa, sempre più potente l’aggancio tra i due anticicloni. Dalla modalità di entrata della perturbazione si comprende come le precipitazioni siano iniziate e continuate per decine di ore nelle pianure dell’Emilia Romagna, con correnti orientali al suolo.
(Fig. 10): GFS – dettaglio Europa, pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa alle ore 00:00 del 01 Febbraio 2012
Abbiamo parlato del gelo in Russia, è giunto il momento di vedere le termiche presenti a 850 hPa, impressionanti; l’afflusso gelido, visibile nel corpo blu-violaceo a nordest dell’Italia, in questo momento possiede davvero i contorni dell’eccezionalità. La massa gelida al suolo proviene direttamente dalla Mongolia occidentale, come dicevamo, dove nel periodo esaminato temperature di -40° C al suolo rappresentano la norma. A 850 hPa è presente un nocciolo gelido di -24° C nel bassopiano che, in virtù della configurazione presente, non ha particolari ostacoli nella sua avanzata.
(Fig. 11): GFS – dettaglio Europa, temperature a 850 hPa alle ore 00:00 del 01 Febbraio 2012
La situazione sta precipitando quindi, il Mediterraneo occidentale è già sede di una depressione, l’afflusso gelido non potrà che peggiorare e accelerare ulteriormente l’evoluzione in atto. Nella pianura Padana meridionale, in particolare nell’Emilia Romagna e nell’appennino tosco-emiliano, le correnti costantemente da est-nordest al suolo e la circolazione depressionaria in quota generano una intensa e duratura nevicata, fino a 60 h ininterrotte in alcuni, casi con accumuli variabili tra i 50 e i 70 cm sia in pianura, sia nel versante emiliano dell’Appennino. Stessa situazione in Romagna.
Nelle successive 24 h si entra infatti nella fase più cruda dell’evento, il ponte di Woeikoff si articola nella sua massima estensione, come non lo si vedeva da oltre mezzo secolo, ecco le carte per il 2 Febbraio, molto esplicative in tal senso.
(Fig. 12): GFS – pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa alle ore 07:00 del 02 Febbraio 2012
Come si vede dalla carta emisferica, il nocciolo gelido in quota di origine siberiana avanza con moto retrogrado verso est, aggirando le Alpi. La struttura depressionaria presente nel Mediterraneo( evoluzione della piccola depressione Atlantica) funge però da attrattore e consente l’aggancio con una porzione del nucleo stesso, una enorme massa di aria gelida sta per entrare nel bacino de Mediterraneo, aggirando quindi le Alpi in quota, a 500 hPa, più diretta da nordest al suolo.
Attenzione al dettaglio dell’Europa, in questa carta il ponte di Woeikoff raggiunge la sua massima estensione in quota, a 500 hPa, fornendo un contributo decisivo al nocciolo continentale per entrare nel Mediterraneo.
(Fig. 13): GFS – dettaglio Europa, pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa alle ore 00:00 del 02 Febbraio 2012
Evidente la struttura articolata che si spinge oltre gli Urali dall’Atlantico; sempre in figura 13 è visibile la prima depressione, responsabile delle abbondanti nevicate in Emilia Romagna in pianura e a bassa quota al centro in allontanamento verso sudest, sulla Puglia, ma è già pronto un secondo minimo a ovest della Sardegna, con annesso sistema perturbato in formazione e intensificazione, che genererà un forte peggioramento già dalla serata del 2 Febbraio nelle regioni centrali.
Ecco le termiche, che potremmo definire “devastanti” per le nostre regioni, la -10° C a 850 hPa è già nel nord Italia, una -25° C è presente nella Russia Bianca.
(Fig. 14): GFS – dettaglio Europa, temperature a 850 hPa alle ore 00:00 del 01 Febbraio 2012
In questo momento, come dicevamo, nelle regioni centrali è presente una tregua, non vi sono particolari precipitazioni in atto, ma il bacino occidentale del Mediterraneo è sotto scacco, la situazione non può che capitolare. Il connubio tra entrata del nocciolo freddo in quota dal Rodano, con innesco di correnti spiccatamente meridionali a 500 hPa e il gelido nordest al suolo, visibile nelle figure 13 e 14, si prepara a generare, per alcuni settori delle regioni centrali, la più intensa nevicata degli ultimi 56 anni, con accumuli in qualche caso superiori al metro anche in pianura.
Ecco la poderosa circolazione depressionaria presente in serata nel Mediterraneo, il grande peggioramento è iniziato.
Quello che accadrà dopo sarà però oggetto di un successivo editoriale, dove verrà descritto in estremo dettaglio l’evento del 3-4 Febbraio, quasi “traumatico” per regioni come Lazio e Abruzzo; il tutto questa volta corredato da un ampio reportage fotografico riguardante soprattutto il Lazio e Roma.
Buona lettura a tutti
TO BE CONTINUED……………….
Ciao ciao…
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