Salve a tutti, nel precedente editoriale, in merito alla grande nevicata del Febbraio 2012, sono state descritte tutte le fasi preparatorie che hanno condotto alla creazione, a scala emisferica, ma in particolare nel comparto europeo, dell’eccezionale configurazione barica nota come “Ponte di woeikoff” tra la fine di Gennaio e i primi giorni del Febbraio 2012. Da tale configurazione è scaturito l’innesco di moti retrogradi di masse d’aria gelida a tutte le quote dal bassopiano siberiano centrale, a partire dal settore collocato a nord ovest della Mongolia, che nel periodo 1-4 Febbraio hanno colpito direttamente vasti settori dell’Europa centrale e del Mediterraneo.
Nel presente editoriale l’attenzione viene focalizzata nell’evento nevoso del 3-4 Febbraio, che a buon diritto può essere considerato l’apice dell’ondata di gelo e neve del 2012, non tanto e non solo per le ripercussioni pratiche (notevolissime) per il territorio italiano, quanto perchè tale evento rappresenta la conseguenza diretta dell’interazione tra il nocciolo gelido siberiano e il contesto caldo-umido del mar Mediterraneo. Le altre due fasi perturbate che caratterizzarono il periodo compreso tra i giorni 1 e 13 Febbraio, durata complessiva dell’evento del 2012, furono alimentate infatti da masse d’aria di provenienza “ibrida”, con contributi artici più rilevanti. L’evento del 3-4 Febbraio, viceversa, è avvenuto in concomitanza con la completa chiusura del corridoio Artico-Atlantico, con provenienza fredda “esclusiva” di origine continentale.
Riprendiamo quindi il nostro racconto dalla visione della cartografia relativa alla notte tra il giorno 1 e 2 Febbraio. La chiusura del corridoio Atlantico si è completata, il ponte altopressorio tra l’anticiclone delle Azzorre, dall’Atlantico, e quello, di natura ibrida, nella Russia settentrionale e Urali ha raggiunto la sua massima estensione, l’afflusso gelido alle varie quote troposferiche è in piena azione. Un nocciolo freddo alla quota geoepotenziale di 500 hPa ha raggiunto la Russia Bianca e Ucraina, il generale inverno, quello più crudo, si affaccia nei settori più occidentali dell’Europa.
Fig.1 – pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa, dettaglio Europa alle 00:00 del 02-02-2012
Dalle emisferiche di meteocièl risulta evidente il grande sviluppo della struttura altopressoria e, soprattutto, come tale azione abbia generato la traslazione da est e successiva collocazione di un vasto lago gelido su tutta la Russia occidentale, pronto ad interagire con i settori più occidentali del continente e, soprattutto, con il Mediterraneo.
Fig.2 – pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa, emisferica alle 00:00 del 02-02-2012
Fig.3 – temperature alla quota geopotenziale di 850 hPa, emisferica alle 00:00 del 02-02-2012
Le termiche nell’Italia settentrionale sono già molto basse, una -8 a 850 hPa è già addossata nella dorsale tosco-emiliana, dove nevica da 36 h ininterrottamente e ci sono già accumuli al suolo di 30-50 cm. (Bologna stava raggiungendo i 40 cm in alcune aree) Più a sud, il contrasto con l’aria mite e umida preesistente atlantica inizia a creare contrasti sempre più accesi, con nevicate occasionali al momento a quote collinari (300-400 m), ma il meglio deve decisamente arrivare!!
Nel complesso infatti, nel centro Italia in questo momento è presente una pausa precipitativa, ma la strada del freddo è obbligata, l’enorme massa di aria gelida è pronta, almeno in una sua porzione, a tuffarsi nel Mediterraneo, aggirando le Alpi dalla Francia; al centro del nocciolo freddo che alimenta la struttura i valori a 850 hPa sono inferiori a -24° C. Il grande peggioramento è iniziato, un ampio minimo al suolo si va strutturando a ovest della Sardegna e inizia a fungere da polo attrattore per il nucleo gelido oltralpe; nella carta relativa alle ore centrali del 2 Febbraio è evidente l’interazione tra la struttura al suolo e” l’appendice” del nocciolo siberiano che tende a convergere nel Mediterraneo, verso il minimo in formazione.
Fig.4 – pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa, dettaglio Europa alle 13:00 del 02-02-2012
Nel pomeriggio iniziano le prime precipitazioni nelle regioni centrali, nevose a bassa quota da subito nei settori interni di Lazio e Abruzzo, debole pioggia nella capitale, in intensificazione la sera, con qualche splatter occasionale.
Alle 01:00 del 3 Febbraio, 12 h ore dopo, il minimo è ormai ben strutturato, a sudovest della Sardegna, intense correnti orientali al suolo vengono innescate dall’approfondimento della struttura depressionaria; dalla figura n.6 si comprende bene come la saccatura in quota, correlata al nocciolo gelido, segua il minimo al suolo, iniziando a ruotare il proprio asse in senso antiorario, con correnti sempre più meridionali in quota. Tale aspetto risulterà fondamentale per motivare l’intensità delle precipitazioni nevose nel versante tirrenico, generalmente sottovento rispetto alla dorsale appenninica in questo tipo di peggioramenti, con forti correnti al suolo provenienti dai Balcani. In questo caso però, la presenza di intense correnti meridionali in quota (5000 m) e di venti da est-nordest al suolo, ha generato un connubio molto produttivo in termini di intensità della precipitazione nevosa anche e soprattutto nel versante tirrenico.
Fig.5 – pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa, emisferica alle 01:00 del 03-02-2012
Fig.6 – pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa, dettaglio Europa alle 01:00 del 03-02-2012
Da questo momento in poi il maltempo entra nel vivo, nella fase più intensa; il “mulinello” a sud della Sardegna attrae con sempre maggior vigore aria gelida dai Balcani, mentre in quota la saccatura tende ad assumere una configurazione con asse francamente meridiano, proseguendo la sua rotazione in senso antiorario; il nocciolo freddo siberiano, ormai stazionante nell’Europa centrorientale, assume una caratteristica forma a “pera” con l’appendice rivolta verso il basso, che evidenzia proprio l’afflusso in quota diretto verso il Mediterraneo in atto a ovest delle Alpi, dalla Francia, interagente, tramite una struttura fortemente baroclina, con il minimo al suolo nel Mediterraneo, tutte ottime premesse per un peggioramento intenso e duraturo.
Fig.6 – pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa, dettaglio Europa alle 07:00 del 03-02-2012
Dal confronto con le temperature a 850 hPa (1300-1400 m) è evidente come nei bassi strati il freddo provenga da nordest, mentre in quota il nucleo più freddo stia aggirando le Alpi da nordovest. Al sud invece, è presente un richiamo caldo umido con correnti meridionali nei bassi strati e lo scontro tra le due diverse masse d’aria sta per avvenire proprio nel centro Italia.
Fig.8 – temperature alla quota geopotenziale di 850 hPa (1300-1400 m), dettaglio Europa alle 01:00 del 03-02-2012
Ora il peggioramento può entrare nella fase più intensa, nelle ore successive il minimo avanza molto lentamente nel basso Tirreno, le correnti in quota diventano sempre più meridiane, nelle regioni centrali si verifica quindi un forte contrasto tra aria caldo-umido proveniente dal basso Tirreno con l’aria pellicolare gelida stazionante nei Balcani, ora “risucchiata da minimo” al suolo.
Fig.9 – pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa, dettaglio Europa alle 13:00 del 03-02-2012
Fig.10 – temperature alla quota geopotenziale di 850 hPa (1300-1400 m), dettaglio Europa alle 13:00 del 03-02-2012
Già dalla notte precipitazioni diffuse e insistenti, con nevicate a bassa quota (fino a 200-300 m su basso Lazio e Abruzzo), erano presenti su quasi tutte le regioni centrali; Lazio, Abruzzo, Molise, Campania e Puglia settentrionale denunciavano già accumuli >10 cm sui rilievi collinari. L’evoluzione stava però ulteriormente capitolando; nel corso della mattinata infatti, nuclei perturbati sempre più intensi risalgono le coste del Lazio centromeridionale e del Casertano, innescando una serie di temporali nevosi a catena che coinvolgono le province di Roma, Frosinone, Rieti, in parte Latina, L’Aquila, Caserta e Isernia. Precipitazioni nevose violente e ininterrotte interessano per ore un’area vasta circa 50.000 km/2 dell’Italia centrale, situata lungo una linea di convergenza tra aria più mite mediterranea e quella gelida continentale.
Come accennato in precedenza, il contrasti maggiori avvengono proprio nel centro Italia ed è davvero impressionante il gradiente termico presente nei bassi strati in queste regioni, capace di generare notevole differenze nella stessa regioni, come il Lazio ad esempio, dove nel cassinate, al confine con la Campania, piove costantemente, mentre 50 km più a nord, nel sorano, al confine con l’Abruzzo, nevica copiosamente.
Proprio in queste, con il graduale affondo dell’aria fredda lungo la penisola, iniziare a nevicare fitto, con fiocchi enormi anche nella capitale, a Roma!!!
Roma in nottata aveva visto la presenza di piogge piuttosto continue a tratti miste a neve; la temperatura mediamente stazionava intorno 3° C nella maggior parte dei settori cittadini. Intorno le ore 12:00, sotto la spinta del richiamo freddo sempre più intenso al suolo e di un ulteriore abbassamento delle termiche a 850 hPa, inizia a nevicare diffusamente su tutti i quartieri centrali di Roma. Inizialmente in maniera moderata, ma ben presto, entro le 13:00, le precipitazioni assumono carattere di rovescio nevoso, con fiocchi enormi e fitti. Non si tratta però di un rovescio occasionale generato da un cluster localizzato e in rapido passaggio stavolta, ma di una robusta perturbazione mediterranea, la cui azione possiede tutte le caratteristiche per prolungarsi ancora per molte ore.
Ecco alcune foto dello scrivente in Via Tiburtina, settori centrali del nucleo urbano, spettatore allibito dalla intensità della precipitazione nevosa, in un contesto poco o nulla abituato a simili eventi.
Fig.11 – Roma, via Tiburtina alle 13:00 del 03-02-2012 – foto Ilario Larosa
Fig.12 – Roma, via Tiburtina alle 13:00 del 03-02-2012 – foto Ilario Larosa
Fig.13 – Roma, via Tiburtina alle 13:00 del 03-02-2012 – foto Ilario Larosa
Fig.14 – Roma, via Tiburtina alle 13:00 del 03-02-2012 – foto Ilario Larosa
Ma se tutto ciò stava accadendo a Roma, praticamente al livello del mare, qual’era la situazione più all’interno, in collina, in particolare nei settori del basso Lazio dove erano in atto le precipitazioni più intense???
Andando anche oltre le più sfrenate fantasie da meteoappassionato e, in parte, oltre le previsioni, buona parte del Lazio orientale, frusinate in particolare, stava sperimentando la più intensa nevicata degli ultimi 56 anni; tutte le forti precipitazioni legate al peggioramento in queste aree stavano cadendo, già da 18 h, sotto forma di neve.
Ecco alcune foto scattate a Sora (281 m s.l.m.), cittadina del frusinate al confine con l’Abruzzo, uno degli epicentri del maltempo, dal giovane reporter meteoappassionato Matteo Iaquone (Ciociaro 87), nei settori settentrionali della piana, un vero “inferno bianco” la mattina del 3 Febbraio.
Fig.15 – Sora (FR), bivio per Pescasseroli (284 m s.l.m.), mattina del 03-02-2012 – foto Matteo Iaquone
Fig.16 – Sora (FR), ingresso Va Roveto (290 m s.l.m.), mattina del 03-02-2012 – foto Matteo Iaquone
Fig.17 – Sora (FR), Val Roveto, confine con Abruzzo (300 m s.l.m.), mattina del 03-02-2012 – foto Matteo Iaquone
Dalle foto 14-16 si evince molto bene l’incredibile intensità della nevicata in Ciociaria; per comprendere la portata dell’evento occorre ricordare che ci troviamo in località in cui l’accumulo nevoso, anche di pochi cm, in una stagione, rappresenta l’eccezione. Nevicate con accumuli >10 cm hanno poi periodi di ritorno ventennali. Per alcune località al confine con l’Abruzzo (fig.16), al termine dell’evento, durato altre 24 h rispetto alle foto riportate, si raggiungeranno accumuli superiori al metro di neve al suolo. Facile immaginare la peculiarità dell’evento del 3-4 Febbraio.
A riguardo, consiglio vivamente di vedere questo filmato relativo all’attraversamento delle località descritte da un autobus appena partito da Roma quella mattina, diretto in Calabria; dopo il minuto 3:30 si passa proprio nel frusinate che, come visibile dalle immagini, era nel pieno della tormenta la mattina del 3 Febbraio.
AUTOSTRADA ROMA NAPOLI, MATTINA DEL 03-02-2012
Dal punto di vista dell’analisi prettamente meteorologica, la piana di Sora può ancora essere riportata come esempio, al pari di altre località collinari poste alla base delle dorsali montuose appenniniche dal lato tirrenico, per un altro fenomeno peculiare avvenuto durante la nevicata in esame. Ovvero, una notevolissima asimmetria degli accumuli nevosi nei vari settori della piana. In effetti, mentre nei settori settentrionali e orientali dell’abitato la bufera imperversava, a pochi km di distanza, alla medesima quota pioveva a dirotto. Addirittura il passaggio pioggia-neve avveniva in taluni punti in poche centinaia di m.
Per capire tale fenomeno occorre visualizzare l’area descritta in un rendering contenente la morfologia della piana di Sora, in cui sono sono stati indicati i settori interessati dai diversi fenomeni; come si vede dalla figura 17, solo in corrispondenza dei settori collocati alla base della dorsale dei monti Enrici non erano in atto nevicate la mattina del 3 Febbraio. In tale area molto limitata, un effetto molto locale di riscaldamento generato dai venti di caduta al suolo, piuttosto intensi da est-nordest nei bassi strati, ha impedito la conservazione della neve in caduta, generando una vera e propria isola di calore. Sulla base degli effetti riscontrati, deve essersi formato uno strato con temperature >0° C compreso tra 1000 m e 500 m di quota, mentre al suolo nella piana comunque le temperature restavano prossime allo 0 (0,5-1° C) anche nei settori interessanti da pioggia. Stessa sorte è toccata a altri centri abitati sottovento alla dorsale dei Lepini e Colli albani come Priverno e (inizialmente) Velletri.
Fig.18 – Visuale 3D della settore della piana di Sora (Lazio) e dell’adiacente Val Roveto (Abruzzo), la dorsale dei monti Ernici ha generato un effetto fohn molto localizzato nei settori occidentali della piana.
Chiudiamo quest’ampia parentesi, comunque significativa, e torniamo al nostro evento. Nonostante gli accumuli nelle colline delle regioni centrali siano ormai ragguardevoli (oltre 50 cm), la perturbazione è in piena azione e il maltempo non ha nessuna intensione di mollare la presa. Il nostro “mulinello” e, soprattutto, l’asse della saccatura in quota sono ancora ad ovest della penisola e il fronte perturbato sta articolando la sua azione più incisiva. Il minimo è ora nel basso Tirreno e il nucleo gelido è pienamente entrato nel Mediterraneo, sempre collegato al nocciolo principale, stazionante nella Russia occidentale.
Fig.19 – pressione al livello del mare e geopotenziali a 500 hPa, dettaglio Europa alle 19:00 del 03-02-2012
Fig.19 – temperature alla quota geopotenziale di 850 hPa, dettaglio Europa alle 19:00 del 03-02-2012
Come si vede dalle figure 18 e 19, le isobare si fanno sempre più fitte lungo la penisola, il gelo si sta impadronendo nel nord, comunque senza fenomeni precipitativi, con valori di -12, -14° C a 850 hPa; piogge, temporali e, soprattutto, nevicate, stanno interessando viceversa molte regioni della penisola. Lo scontro tra aria caldo-umida marittima e quella gelida continentale continua ad avvenire nelle regioni centrali, che si preparano a una lunga notte, con una recrudescenza dei fenomeni e un’ulteriore abbassamento delle temperature, una lunga notte nevosa…………..
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