22-10-2015 - Salve a tutti, dopo aver dato il giusto spazio agli eventi di notevole intensità che hanno colpito le estreme regioni meridionali, ancora peraltro interessate da forte instabilità, riprendiamo con la dovuta calma le argomentazioni legate alle grandi dinamiche nel lungo termine, specialmente quelle che possono fornire indicazioni di massima su quella che potrà essere la stagione fredda a venire.
Si tratta solo di ipotesi amatoriali, frutto della visione della cartografia disponibile e, pertanto, vanno valutate con il giusto peso, senza attribuire certezze ad analisi che, per la loro natura, sono soggette a ripetute variazioni.
Partiamo quindi dall’evoluzione futura prevista dai GM (Global Model). Terminata la fase instabile nel Mediterraneo, dalla prossima settimana le nostre regioni torneranno ad essere collocate lungo la risalita di un promontorio altopressorio che, come già accaduto molte volte in questo inizio di autunno, tenderà a puntare decisamente verso nord, fino a raggiungere le regioni artiche, passando attraverso la Scandinavia e il Mar di Norvergia (fig.1)
fig.1
Davvero spettacolare la visione del modello europeo per la fine del mese sebbene, è opportuno precisarlo, nessuna fenomenologia particolare è prevista giungere nelle nostre regioni per quel periodo. In questa sede, riprendendo il filo tracciato con il precedente editoriale, si vuol sottolineare come, nel comparto europeo, si muovano con costanza alcune figure definite, rappresentate appunto dalla costante rimonta altopressoria nel nord Europa, ancora non definita in un vero SCAND+ (blocco scandinavo) e da reiterate colate fredde nel bassopiano russo e ucraino, piuttosto massicce secondo l’ultima visione del modello europeo (fig.2).
fig.2
Si tratta, nel concreto, di un evoluzione che può fornire indicazioni utili per comprendere le sorti meteorologiche de nostro continente?? Un aiuto può giungere dalla visione della stessa carta in fig.2 ma riguardante le anomalie dei geopotenziali previste a scala emisferica per fine mese (fig.3).
fig.3
Appare davvero evidente come sia molto marcata in senso positivo l’anomalia nel settore scandinavo e nel tratto di Artico immediatamente a nord, fino alle Sbalvard. Si tratta di un settore cruciale per le sorti meteorologiche del nostro continente, per direzionare le avvezioni fredde dai quadranti orientali verso il Mediterraneo nella stagione invernale. La previsione in fig.3 trova già riscontro nelle osservazioni in tempo reale; l’ultimo aggiornamento dello snow cover nell’emisfero boreale evidenzia infatti, come ad anomalie nel geopotenziale nella media troposfera corrispondano analoghe anomalie nella copertura nevosa (fig.4).
fig.4
Nello schema in fig.4 si evince infatti chiaramente come nelle regioni scandinave sia presente un deficit di copertura nevosa, mentre il bassopiano russo sia in abbondante surplus. Tale aspetto, nel lungo termine, potrebbe incidere nel favorire la strutturazione di figure di blocco nel comparto euroasiatico e nella Scandinavia, tramite il precoce raffreddamento de vicino bassopiano russo e la creazione, di concerto, di figure di blocco nel nord europa.
Partendo da tali passaggi, con il procedere della stagione fredda, si può tentare di definire un pattern dominante della circolazione del getto polare a scala emisferica, già abbozzato nel precedente editoriale, ma leggermente modificato ora alla luce di quelli che potrebbero essere i reali effetti del NINO nella deviazione del jet stream nel nordamerica (fig.5).
fig.5
Il flusso della corrente a getto polare (linea tratteggiata) è stato adattato in funzione delle varie indicazioni che stanno emergendo dal’analisi dei modelli e, come accennato, dalla presenza del NINO, una dei pochi parametri a scala emisferica capaci di incidere pesantemente sulle sorti della circolazione emisferica della corrente a getto. Nel dettaglio, nella figura seguente si evince come la presenza di un potente anticiclone davanti le coste americane sia maggiormente legato alla presenza della NINA, opposto del NINO, con innalzamento e rafforzamento del jet stream polare nel settore dello stretto di Bering, mentre la fase del NINO comporterebbe in indebolimento del jet stream polare nel Pacifico (ma in generale di tutta la circolazione emisferica) e un rafforzamento di quello tropicale (fig.6)
In sostanza, partendo da tali assunti, il getto polare in uscita dal Labrador tenderebbe ad essere più debole e, pertanto, la formazione di strutture di blocco nel nord Europa sarebbe facilitata, con biforcazione del getto polare in Atlantico. In tale contesto, una parte del flusso del jet stream, non avendo la forza di scalzare il blocco, aggirerebbe il blocco stesso a nord, un’ altra parte invece giungerebbe nel Mediterraneo. Un terza via sarebbe infine rappresentata da afflussi freddi di ritorno dall’Europa orientale, che potrebbero interagire con gli impulsi Atlantici “spillati attraverso il blocco altopressorio. Per intenderci, è opportuno visualizzare le dinamiche descritte tramite una riscostruzione grafica derivante dai ragionamenti finora condotti (fig.6).
fig.7
Lo schema riportato in fig.6 è in po’ ottimistico in effetti per i freddofili, ma è un’ipotesi congruente con quanto finora osservato e con quanto previsto dai modelli nei range temporali disponibili. Si tratta di un pattern che potrebbe caratterizzare a più riprese il comparto europeo con l’avanzare della stagione fredda. Nei prossimi giorni occorrerà verificare l’avanzamento di parametri come lo snow cover euroasiatico e il trend del SAI (Snow Advance Index), per avere qualche riscontro in più su quella che potrà essere la reale forza del Vortice Polare nella stagione invernale, per adesso questo è lo stato dell’arte di quello che è possibile definire
Ciao ciao