15-03-2015 - Salve a tutti; nuovo lungo editoriale serale, per inquadrare cosa stia succedendo ai vari piani isobarici, sopra le nostre teste e, in sostanza, quali configurazioni bariche saranno presenti in questo periodo di transizione e come potrebbe essere la prima parte della primavera.
Prima di iniziare la discussione modelli, un rapido sguardo a quanto sta accadendo in queste ore; in mattinata è nevicato a Cuneo e potrebbe farlo ancora, mentre il maltempo, con raffiche di scirocco piuttosto intense, sta sferzando il Tirreno. Previsione corretta quindi e le piogge continueranno per altre 24 h, soprattutto al nordovest, con le nubi che continueranno a ruotare attorno al minimo, collocato attualmente a ovest delle Bocche di Bonifacio (fig.1)
fig.1
Tali aspetti sono stati comunque trattati nell‘editoriale del mattino, a cui si rimanda per i dettagli, Volgiamo adesso lo sguardo più in avanti e vediamo cosa prevedono i modelli per il futuro. Vortice Polare sempre compatto nelle carte troposferiche, a inizio terza decade struttura che tende a indebolirsi nel settore canadese, con lobo siberiano predominante e abbozzo di ondulazione verso il Mediterraneo (fig.2).
fig.2
Tale tentativo non sembra però riesca a sortire effetti significativi, con nuovo rafforzamento a fine mese della struttura del VPT e ritorno del lobo canadese molto forte, leit motiv di tutta la stagione invernale, con presenza di un periodo stabile e soleggiato nelle regioni italiane, realmente primaverile, nella terza decade del mese (fig.3).
fig.3
Per capire perchè il vortice Polare alle quote troposferiche continui a mostrare una tale forza, con il freddo raccolto in Artico, occorre però seguire le vicende a quote più elevate, in stratosfera, dove ormai da oltre un mese è in atto un intenso cooling (raffreddamento) e un generale rafforzamento del VPS (Vortice Polare Stratosferico).
La prima carta che chiarisce tali aspetti è quella rappresentativa delle anomalie di temperatura presenti alle varie quote, negli ultimi tre mesi, alle alte latitudini, compreso quelle polari quindi, dove ha sede il Vortice Polare (fig.4).
fig.4
Come si vede dalla fig.4, intorno la metà di Febbraio, un intenso raffreddamento è partito dalla media alta stratosfera per giungere fino ai piani troposferici più alti, segnale dell’efficacia dell’azione di rafforzamento del VPS. Tale azione è particolrmente evidente nella carta successiva, rappresentativa delle anomalie di pressione presenti alle varie quote, negli ultimi tre mesi, alle alte latitudini (fig.5).
fig.5
Come si vede dalla fig.5, sempre a partire dalla metà di Febbraio, i valori di pressione, in Artico, alle quote stratosferiche sono diminuiti notevolmente, con significative anomalie negative che si sono propagate su tutta la colonna barica, giungendo fino alla tropopausa (quota geopotenziale di 200 hPa).
In parole più semplici, tutta la struttura del Vortice Polare si è andata rafforzando e raffreddando negli ultimi 30 giorni, chiudendosi alle alte latitudini e impedendo alle colate fredde di giungere alle medie latitudini, come quelle mediterranee.
Quanto durerà questo processo?? Una indicazione in merito alla durata del periodo descritto ci viene fornita dall‘indice NAM, da molti giorni ben oltre il valore soglia indicativo di +1,5 (fig.7).
fig.7
Com’è noto, tale valore indica la possibilità che il rafforzamento della struttura del VPS abbia raggiunto una tale potenza da condizionare l’assetto generale alle quote troposferiche per un periodo variabile dai 45 ai 60 giorni. In tale periodo le possibilità di vedere un Vortice Polare più debole sarebbero molto scarse. In effetti è proprio quello che sta succedendo.
Poichè sono passati circa 25 giorni dall’inizio dell’evento, cosa dicono le carte per il lungo termine??
Alcuni segnali di cambiamento sono in effetti presenti, Qualche anticipazione è stata fornita ieri (ved. editoriale). Vediamo oggi qualche dettaglio in aggiunta; la carta successiva, elaborata su base del modello europeo dall’università di Berlino, evidenzia molti aspetti interessanti (fig.8).
Nel dettaglio, si distinguono almeno tre aspetti interessanti in tale elaborazione:
1) Presenza di un warming potente e convergente a 10 hPa (20 km), diretto verso il polo
2) Forte azione di spinta della wave 1 stratosferica (onda aleutinica) che riesce a decentrare il VPS (displacement)
3) Inversione dei venti zonali (-1,1 m/s), giunta dall’alta stratosfera fino alle quote medie (10 hPa appunto).
Quest’ultimo aspetto è meglio visibile dalla carta dedicata alla descrizione dell’intensità dei venti zonali alle varie quote (anch’essi indicativi della forza del VPS-VPT), dove si evince che l’inversione prevista per la terza decade del mese interesserebbe tutti i settori alti della stratosfera (fig.8).
fig.8
Tutti gli aspetti descritti indicano quindi la possibilità che il Vortice Polare, a partire dalle quote stratosferiche dalla fine del mese, vada incontro a una seria crisi che si propagherebbe successivamente ai piani inferiori. Con la bella stagione, va ricordato, il Vortice Polare ha un fisiologico indebolimento per la presenza della luce solare nelle regioni artiche. In questo caso, qualora tale riscaldamento foss repentino e leggermente anticipato entro la prima settimana di Aprile, si potrebbe parlare di final warming (o addirittura final major warming), fenomeno che, in virtù della notevole riserva fredda presente nelle regioni polari, potrebbe introdurci a una primavera particolarmente instabile e fredda, dopo una stagione invernale per lunghi tratti governata dalla forza imperante del VPT, che spesso non ha concesso alcun rilascio freddo, con genesi di scambi meridiani e, in sostanza, con l’arrivo di colate fredde nel Mediterraneo.
Le ultime carte del modello americano, sempre alla quota geopotenziale di 10 hPa, sembrebbero confermare la crisi del VPS a fine mese (fig.9).
fig.9
L’argomento, come intuibile, è complesso e suscettibile di cambiamenti, ma in questa sede è stato fornito un ampio resoconto, utile, si spera, alla comprensione di alcune fenomenologie caratteristiche della stagione in corso.
Ciao ciao