25-11-2014 - Salve a tutti; modelli molto interessanti nelle emissioni odierne per il lungo termine. Iniziano a palesarsi alcune tendenze molto significative che, a giudizio dello scrivente, potrebbero definire alcuni comportamenti a scala emisferica del Vortice Polare Troposferico. Non si sta parlando ovviamente di eventi eccezionali, ma di configurazioni bariche favorevoli all’innesco di marcate ondulazioni del getto polare nel comparto europeo, con possibilità di ondate di freddo e maltempo anche in area mediterranea.
Andiamo per gradi; del medio termine si è discusso nel precedente editoriale e si è detto come un alleggerimento dei geopotenziali in Artico, a nord della scandinavia, potesse favorire l’arrivo di masse d’aria fredda nel Mediterraneo. Un primo risultato è visibile già nei primissimi giorni di Dicembre, con una avvezione fredda dal bassopiano russo, non massiccia, in quanto riferita a una classica circolazione “secondaria”, non direttamente connessa a uno split del VPT (Fig.1).
Fig.1
Come si vede nell’illustrazione, il peggioramento delle condizioni atmosferiche sarebbe correlato all’arrivo di piccoli nuclei freddo in quota, con innesco di precipitazioni nevose al nord e appennino Tosco Emiliano a quote collinari (400-500 m), localmente più in basso (pianura) al nordovest. Le temperature scenderebbero comunque parecchio al centronord, con una -4 a 850 hPa su tutto il nord.
Neve anche nell’Appennino centrale intorno gli 800-1000 m e la previsione inizia a essere più attendibile ora.
Il VPT comunque da chiari segni di instabilità, assecondando quanto previsto dagli indici autunnali e riferito in molti editoriali. Riparte la spinta in Artico, questa volta poderosa, con innesco di una massiccia colata gelida proveniente direttamente dal lobo siberiano del VPT, diretta verso i Balcani.
Ecco quindi che si palesano alcune dinamiche più volte sottolineate, ovvero la continua spinta verso l’Artico dell’anticiclone scandinavo e l’innesco di colate fredde ai fianchi. La struttura del VPT in questo caso fa un pò “tira e molla”, si smembra e si riaccentra. Infatti, una nuova chiusura dei geopotenziali in Artico segue la discesa fredda, avendo come conseguenza di deviare la colata verso i Balcani, facendo in ogni caso giungere refoli gelidi in Adriatico (e non solo) ma il grosso dei fenomeni a est. Carte comunque da urlo per i freddofili, la -20° C a 850 hPa dietro l’angolo.
Per quanto emozionante come previsione, occorre confrontare questa emissione come sempre con gli “spaghetti”, le perturbazioni del dato originale. Analizzando quelli di Roma si vede come il dato per il centro Italia sia sottomedia, anomalo, mentre quello per il Nord sia compreso tra altre perturbazioni fredde. Ovvero, le altre elaborazioni evidenziano come le probabilità dell’arrivo di masse d’aria gelida al centro per il periodo considerato siano molto scarse, mentre un avvezione fredda potrebbe raggiungere il nord Italia.
Il significato che può essere attribuito a tali elaborazioni è quindi nello spostamento della direttrice preferenziale delle colate fredde verso il nord Italia, più a ovest quindi rispetto a quanto visto nelle precedenti illustrazioni, meno fredda ma più nevosa in sostanza.
Tale tendenza è palesata nelle carte successive, tratte dagli ultimi pannelli delle emissioni del modello americano, dove si evince la partenza di un vero e proprio split del Vortice Polare, diretto verso il Mediterraneo, con una saccatura Artica ben pronunciata, apportatrice di maltempo e di un abbassamento delle temperature definibile, se confermata, solo successivamente in base alla traiettoria della colata e alla sua esatta collocazione.
Insomma, c’è veramente molta “carne al fuoco”, molte variabili da considerare, ma in ogni caso si evince, dalle elaborazioni odierne dei modelli, una netta tendenza a una ritrovata mobilità della struttura del Vortice Polare, con genesi di vistose ondulazioni meridiane anche in sede europea, come accennato a inizio articolo.
Ciao ciao