Nella giornata di martedì 16 Aprile la città di Dubai, metropoli degli Emirati Arabi Uniti, è stata interessata da un intenso sistema temporalesco alla mesoscala che ha provocato un evento alluvionale davvero eccezionale. Pensate che in circa 24 ore sono caduti circa 160 mm di pioggia, l’equivalente della pioggia che dovrebbe cadere in due anni. Ovviamente, data l’eccezionalità dell’evento, moltissimi media hanno subito indicato la pratica dell’inseminazione delle nubi come la principale causa responsabile degli allagamenti e delle inondazioni. Ma non è così e adesso vediamo il perché.
Il clima di Dubai è tipicamente desertico, con una media pluviometrica annuale di 80 mm, e quindi la città è poco avvezza alla pioggia. Per aumentare le precipitazioni si è iniziato a praticare sempre di più la tecnica del cloud seeding, ovvero l’immissione nelle nubi di sostanze come lo ioduro d’argento. Questi sali agiscono come nuclei di condensazione, stimolando le nubi a condensare maggiormente il proprio contenuto di vapore acqueo e producendo quindi più pioggia. In genere è una pratica poco efficace (oltre che molto costosa) e con effetti molto localizzati, ma a Dubai è ormai in uso da molti anni e in tal modo si arriva a produrre il 10-15% di pioggia in più. Capite bene che sono numeri incapaci di giustificare quanto accaduto martedì scorso.
Inoltre le previsioni meteorologiche avevano ampiamente previsto il maltempo, con quantitativi di pioggia molto simili a quelli poi effettivamente caduti, come si può notare dalla mappa seguente.
Accumuli pluviometrici previsti dal modello europeo per tutta la giornata di martedì 16 Aprile – fonte Tropical Tidbits
In realtà la causa è più semplice di quanto uno possa pensare. Il motivo è da ricercare nella sinottica, favorevole a questo tipo di eventi. Infatti, come previsto dai modelli, l’ingresso di una goccia fredda in quota in contrasto con l’aria calda sub-tropicale preesistente ha prodotto l’innesco di intensi moti convettivi e la formazione di un sistema temporalesco alla mesoscala, il quale è stato responsabile di questo quantitativo eccezionale di pioggia.
Anomalie di geopotenziale a 500 hPa previste dal modello europeo per la notte di mercoledì 17 Aprile – fonte Tropical Tidbits
In questo caso dunque non c’entra nulla il cloud seeding, perché l’evento alluvionale è stato generato grazie alle peculiari condizioni meteorologiche venutesi a creare. Inoltre, le grandi quantità di polvere sahariana presenti in quei giorni hanno peggiorato la situazione: la polvere infatti funge da nucleo di condensazione, accentuando le precipitazioni.
Nei giorni precedenti all’evento meteorologico erano sì state effettuate delle operazioni di cloud seeding, ma si è agito su nuvole diverse da quelle che poi hanno causato le inondazioni. L’efficacia di questa tecnica è poi tutt’altro che provata, tant’è vero che gli esperimenti di cloud seeding sono stati abbandonati un po’ ovunque nel mondo, anche da chi li praticava di più. Questo perché è una tecnica molto costosa. Infatti il “bombardamento” delle nuvole avviene attraverso voli aerei e per ogni viaggio si spendono diverse migliaia di euro. L’aereo sorvola la nube, quando ci passa sopra rilascia le particelle di ioduro d’argento, il sale più usato per inseminarla. Sostanzialmente, in una nube posso ottenere un buon risultato, in quella a fianco no perché tutte le nubi sono diverse tra loro. Il cloud seeding inoltre non può creare acqua o nuvole dal nulla. Non è proprio possibile inseminare un’atmosfera completamente libera da nubi. Quello che posso fare è inseminare delle nuvole già esistenti e che magari produrranno poca pioggia. Ma se anche ci fosse un qualche contributo, questo è giocoforza trascurabile visto che tutte le altre condizioni che hanno portato all’alluvione erano perfettamente naturali!
Per concludere, diciamo che il violento nubifragio di Dubai è un evento estremo legato ai cambiamenti climatici. Il riscaldamento globale è responsabile del cambiamento del modo in cui le masse d’aria si spostano in atmosfera e di conseguenza anche della formazione dei sistemi precipitanti, come i temporali. Quello che sta succedendo è che su tutta la Terra piove globalmente lo stesso quantitativo d’acqua, ma è cambiata la circolazione generale dell’atmosfera, per cui se prima pioveva nelle stagioni giuste questo non avviene più, o comunque avviene sempre meno. Quella che è cambiata è dunque la distribuzione delle precipitazioni, spesso troppo intense, a causa dell’ingente quantità di vapore acqueo rilasciato dagli oceani in atmosfera, e concentrate in periodi temporali molto ristretti. Anche negli Emirati Arabi stiamo cominciando a vedere fenomeni estremi, sia in termini di precipitazioni molto forti e localizzate, che di siccità prolungate.
Michele Tonnini, Meteorologo e Staff Meteoscienza.