28-12-2020 - Salve a tutti, editoriale serale, gli spunti non mancano, sia dal presente, ma soprattutto riguardo al futuro. Poniamo l’attenzione ora in merito a quanto potrebbe accadere infatti nel mese di Gennai, in particolare riguardo lo stato di forma del Vortice Polare e la genesi di afflussi freddi dai quadranti orientali.
Il modello americano, nell’ultima emissione, evidenzia un’evoluzione compatibile con quanto sta accadendo ora sia troposfera, sia in troposfera.
Attualmente, il VP, alle quote troposferiche, è alquanto disturbato presentando un assetto tipico che vede un notevole sbilanciamento nel comparto siberiano, dove risulta compatto, con un jet stream alla base lineare e molto intenso e con un enorme anticiclone termico che lo affianca e lo disturba, con massimi >1065 hPa.
fig.1
Viceversa, nel comparto atlantico europeo le onde del getto risultano molto ampie e approfondite, con nuclei anticiclonici che risalgono verso latitudini polari.
Tale disturbo non tenderà ad attenuarsi ma, piuttosto, continuerà a impedire una nuova fase di compattamento con l’ulteriore rafforzamento del lago gelido anticiclonico russo siberiano (oggi Ojmjakon ha raggiunto -57 C e promette bene per il futuro). Il long range del modello americano quindi vede un ulteriore esasperazione della dinamica descritta, con un grande centro di massa del VP che permane dal lato siberiano e l’anticiclone omonimo che avanza verso ovest, interagendo con il flusso atlantico con un contributo freddo continentale.
fig.2
Il dettaglio della dinamica descritta per il continente europeo evidenzia meglio l’afflusso freddo continentale.
fig.3
In tale contesto, come accennato, il lago gelido in Siberia raggiungerebbe dimensioni e intensità raramente viste in questi ultimi anni, con una -40 C a 850 hPa ben collocata a centro del continente.
Il finale dell’emissione è ancora più estremo, con un nuovo anticiclone polare che si insedia in Artico e con il VP strizzato tra tale struttura e l’anticiclone ibrido siberiano.
fig.4
Le conseguenze dirette per le nostre regioni sono, come sottolineato più volte, quelle della genesi di una copertura nevosa davvero notevole e inusuale per il continente europeo al termine della prima decade di Gennaio, dalla penisola iberica al bassopiano russo, passando per le regioni italiane, frutto della interazione tra aria umida atlantica a afflusso gelido continentale.
fig.5
Quella che finora è stata una continua sottolineatura dello scrivente viene oggi rimarcata anche dal climatologo americano Judah Cohen, che evidenzia come al momento la copertura nevosa sia normale in Europa, ma con potenzialità di un futuro innevamento in tempi brevi secondo il modello americano, che comprenda praticamente quasi tutte le porzioni del continente europeo.
Insomma, ci sarà da divertirsi, mettiamoci comodi e seguiamo tutti i passaggi.