02-01-2019 - Salve a tutti, editoriale giornaliero con argomenti che si sovrappongono, nonostante le cose non vadano sempre come vorrebbero gli appassionati del freddo e della neve.
Bel tempo in tutte le regioni sostanzialmente, con le inevitabili nebbie nelle aree pianeggianti del nord ma, nel complesso, di giorno si sta davvero bene, mentre di notte nelle aree lontano dal mare fa piuttosto freddo.
Abbiamo detto però, che per la notte dell’Epifania, tra il 5 e il 6 Gennaio, qualcosa dovrebbe arrivare e così sarà.
Molto ridimensionata rispetto alle previsioni iniziali ma, Domenica 5, una saccatura artica proveniente dalla Scandinavia sfiorerà la nostre regioni adriatiche, generando un deciso abbassamento delle temperature e nevicate a quote molto basse tra Abruzzo, Molise, Basilicata e Puglia (forse anche cosentino ionico).
fig.1
Passata questa nuova ondata di freddo, marginale o no, il tempo tornerà a ristabilirsi ovunque, con una nuova invasione dell’anticiclone delle Azzorre nel Mediterraneo centrale.
Fino a quando durerà la fase anticiclonica e, soprattutto, come mai tale frequente persistenza di figure anticicloniche in inverno, nel Mediterraneo, negli ultimi anni, con temperature sopramedia??
La figura riportata di seguito, riguardante la distribuzione emisferica dei geopotenziali a 500 hPa (5500 m) in data 8 Gennaio chiarisce molto bene i quesiti ora posti.
fig.2
Ci sono i seguenti aspetti da considerare in fig.2
1) Il Vortice Polare è compatto, strong, con scarsa penetrazione (intrusività) delle onde altopressorie troposferiche
2) Il nucleo più forte e freddo, il “core” del VP nel lobo canadese si dispone ad arco dall’Artico canadese, appunto, alla Groenlandia. Tale aspetto impedisce ulteriormente l’elevazione dell’anticiclone delle Azzorre, penalizzando la possibilità di avere un “rientro” freddo sul bordo orientale (la famosa irruzione gelida della Epifania appunto).
3) Lo split del lobo canadese sulla Groenlandia evolve spesso in profonde saccature in Atlantico, incentivando l’affermazione degli anticicloni in Europa (fase EA positiva). Si tratta di una dinamica che ha caratterizzato praticamente tutti gli inverni dal 2011 a oggi, con brevi pause (ad esempio il Febraio 2012).
Come se ne esce da questa staticità??
Una via d’uscita in presenza di una simile configurazione, senza invocare MMW, ovvero warming risolutivi di grande portata, è rappresentata dall’ulteriore esasperazione dell’arroccamento del lobo canadese, sempre più approfondito ma anche sempre più in deriva verso ovest, verso la baia di Hudson e Labrador per intenderci.
fig.3
La dinamica descritta è in parte in abbozzo in fig.3, ultimo pannello del modello americano del mattino. In tale evoluzione, il lobo canadese, nella sua deriva verso sud ovest apre i geopotenziali in Atlantico, lasciando risalire un anticiclone verso la Scandinavia e innescando una discesa fredda con moto retrogrado dal bassopiano russo. Tutte le maggiori ondate di freddo nel Mediterraneo centrale sono arrivate così e quest’anno, il VP, finora appare abbastanza sbilanciato nei suoi centri di massa verso il Canada, potrebbe essere una evoluzione plausibile.
Cosa succede se non accade quanto descritto finora??
Ebbene, in tal caso la situazione si complica e l’inverno potrebbe risultare almeno in parte compromesso.
Per capirlo, faremo un esempio pratico ma, prima, occorre citare alcuni concetti molto noti. Iniziamo subito con nominare la famosa ricerca di Mark P. Baldwin, Timothy J. Dunkerton del 2001 “Stratospheric Harbingers of Anomalous Weather Regimes“. In tale lavoro, ormai una pietra miliare anche per i non professionisti del settore, i due ricercatori scoprirono che, se il Vortice Polare, alle quote stratosferiche, in particolare a 10 hPa, circa 30 km di altezza, raggiunge un certo grado di compattezza e velocità angolare quindi, quantificato dal superamento del NAM (North Annullar Mode) di 1,5, riesce a condizionare anche quanto accade ai piani inferiori, a noi più vicini e, in particolare, riesce a rendere TUTTA la struttura del VP compatta per 45-60 giorni.
In parole povere, se a una certa quota il VP gira talmente veloce da superare una certa soglia, non può essere fermato per un mese e mezzo, con inverno compromesso alle medie latitudini.
Per capirlo meglio facciamo un esempio pratico
fig.5
In fig.4 c’è una bella pila di CD disposti uno sopra l’altro. La stratosfera è rappresentata da quelli più alti; se facciamo girare velocemente quelli più in alto, i CD collocati in basso tenderanno a seguire il moto rotatorio per attrito, sotto la spinta di quelli più in alto appunto. Il grande pregio della ricerca di B&D è stato definire una soglia, oltre la quale, l’influenza dei piani superiori e la loro velocità è tale da indurre un’accelerazione delle velocità zonali a tutto il VP che viene mantenuta per quasi due mesi.
Come mai tale dinamica può compromettere l’inverno alle medie latitudini??
Il motivo è abbastanza semplice; quanto più le velocità aumentano, più diminuisce il raggio del VP, per la conservazione del momento angolare e, di conseguenza, il freddo resta confinato alle alte latitudini, nelle regioni polari, come in fig.2, con gli scambi di calore con le medie latitudini che vengono inibiti e, nel Mediterraneo, ci toccano anticicloni, bel tempo e nebbie.
Questa seconda ipotesi può essere plausibile nel mese di Gennaio per come stanno andando le cose, ma ci sono le incognite descritte prima, ovvero che il VP, alle quote troposferiche, non mantenga una buona centratura e tenda spostarsi sul Canada. In tal caso, per i motivi accennati in precedenza, potremmo vivere davvero un grande inverno caratterizzato da regressioni gelide continentali anche intense, ma sapremo tutto nella seconda decade. Prima è difficile fornire risposte sensate.
Nel frattempo, buona lettura a tutti gli appassionati.
Ciao ciao