23-01-2016 – Salve a tutti, aggiornamento serale, in un contesto previsionale sconfortante per molti meteo appassionati. Ci sono comunque molte cose da dire anche questa sera; iniziamo dai fatti concreti e poco piacevoli. Ultimi aggiornamenti dei modelli che evidenziano la continua affermazione di un assetto zonale nel comparto europeo, con temperature costantemente sopramedia nel Mediterraneo e dominio anticiclonico reiterato (fig.1).
fig.1
Questo è quanto dice l’ultima emissione del modello americano per la troposfera, poco confortante in verità.
L’analisi può proseguire però in altre direzioni. In stratosfera il warming a inizio Febbraio, al seguito di altri warming minori, c’è ed è sempre molto incisivo (fig.2).
fig.2
L’anticiclone stratosferico che ne conseguirebbe è molto vasto ed occupa, nella previsione, una metà dell’Artico, con una suddivisione quasi perfetta a inizio Febbraio. Nell’emissione della mattinata compare anche un accenno di bilobazione, generato da una controspinta dell’onda azzorriana in Atlantico (indicata con wave 2), che andrebbe a coadiuvare la devastante azione della spinta aleutinica (wave 1), da cui parte tutta l’evoluzione. Ricordiamo, comunque, che la definizione di wave 1 e wave 2 indica in realtà in pattern configurativo, consistente in una singola onda in azione (wave 1) o due onde planetarie in contemporanea (wave 2), ma per comodità indichiamo come in fig.3 la localizzazione delle due onde (fig.3).
fig.3
Se andasse a buon fine , nella media stratosfera, lo split accennato in fig.3, con suddivisione dei due lobi canonici, canadese e siberiano (da manuale), allora potremmo iniziare a parlare di possibili serie conseguenze ai piani inferiori, ma per adesso tutto troppo lontano e ipotetico. Le carte in stratosfera, comunque, possiedono in genere maggiore affidabilità rispetto alle omologhe troposferiche, in virtù del fatto che la circolazione atmosferica è più lineare, senza ostacoli topografici e alternanza tra masse continentali e marine e, infatti, la nascita di un potente warming può essere considerata probabile, nonostante la lontananza previsionale. Il processo sta già partendo inoltre ai piani superioi, ai limiti della stratosfera (50 km), dove il warming è previsto essere potente e destrutturante (fig.4).
fig.4
Ai piani inferiori però, ancora nulla, come mostrato in precedenza, sebbene nel run mattutino una prima interessante ipotesi appaia nel lungo termine (fig.5).
fig.5
I prossimi giorni saranno un banco di prova quindi; l’effettiva partenza dei primi warming stratosferici confluirà nei dati di input delle modellazioni e andrà verificato se le corse dei modelli ipotizzeranno novità sostanziali anche in troposfera.
Ciao ciao