07-12-2016 - Salve a tutti, aggiornamento dedicato ai forzati delle emissioni dei modelli, questa mattina piuttosto deludenti per quanti sperano nell’arrivo del freddo e della neve nelle regioni italiane.
Cerchiamo quindi, in questa sede, di riassumere, abbastanza rapidamente, gli aspetti salienti della evoluzione prevista e di valutare quale potrebbe essere il futuro dell’inverno in corso.
Iniziamo dal presente; temperature in aumento nel Mediterraneo, a causa dell’arrivo di correnti sudoccidentali al margine di un ampio sistema depressionario in Atlantico (fig.1).
fig.1
Il cavo d’onda Atlantico nei prossimi giorni si avvicinerà sempre di più al Mediterraneo e il tempo andrà peggiorando quindi a iniziare dalle nostre regioni occidentali, in un contesto inizialmente molto mite, con temperature primaverili nelle aree costiere, più fredde al nord in Pianura Padana.
Ma cosa succederà quindi dopo, al punto di svolta più volte invocato a metà mese??
I modelli odierni vedono una scarsa tenuta del blocco in Atlantico, con un isolamento di una cellula altopressoria in Groenlandia e con le depressioni europee caratterizzate da una chiara deriva sudoccidentale in Atlantico. Modello americano indicativo a riguardo (fig,2).
fig.2
Ci sono molte cose dire in merito all’assetto barico emisferico presentato in fig.2
1) Esattamente come da previsione, il valore dell’AO raggiunge il minimo dopo metà mese, la carta analizzata in fig.2 vede un VP “forato” contemporaneamente dalle tre onde planetarie (H1,2,3).
fig.3
2) Si discute molto in merito al ruolo esercitato dalla depressione vagante (goccia fredda) in Atlantico (B) come catalizzatore della saccatura artica e quindi come elemento destrutturante del blocco.
3) A giudizio dello scrivente, tale depressione (punto 2) è soltanto un elemento aggiuntivo dello scenario previsto, in cui fornisce sicuramente in contributo nell’accelerare il processo, ma alla base c’è una maggiore debolezza strutturale della figura azzorriana in Atlantico, in cui può fornire un contributo un altro parametro d’influenza a scala emisferica come la MJO (Madden Julian Oscillation), vista in transito dalla fase 7 alla 8. (fig.4).
fig.4
La dinamica descritta presenta effettivamente alcune incognite, sebbene, come più volte ribadito, si tratta di un assetto sempre favorevole alla formazione di aree altopressorie nel nord Atlantico. Dall’esame delle correlazioni esistenti tra fase 8 della MJO in Gennaio, con magnitudo >1 e la distribuzione dell anomalie bariche nel nostro emisfero, traspare una tendenza a una deriva dei centri depressionari dal Mediterraneo (fase 7) all’Atlantico, nell’area azzorriana generalmente occupata dall’alta pressione omonima., con relativo isolamento di centri altopressori in Groenlandia (fig.5).
fig.5
Il tutto sembrerebbe coincidere perfettamente con quanto previsto in fig.2 dal modello americano, ma in effetti tali relazioni sono ancora da verificare nell’anno in corso e l’andamento della MJO è ancora in evoluzione.
La domanda fondamentale che possiamo porci è, quindi, la seguente: può ancora arrivare un inverno dinamico, freddo e nevoso nel Mediterraneo??
Assolutamente SI. Il Vortice Polare mostra chiari segnali di cedimento e siamo ancora nella prima metà di Gennaio; sembrerebbe una strada da cui non si torna indietro, sebbene i modelli nel lungo termine intravedano segnali di ricompattamento (fig.6).
fig.6
In realtà però, occorrerà verificare la reazione della stratosfera al terremoto barico in atto nei piani inferiori in questi giorni, è probabile che le dinamiche descritte lascino il segno, con conseguenze che verranno valutate in seguito. Nel frattempo, l’evoluzione dei modelli è ancora tutta da verificare, la tenuta del blocco in Atlantico è tutt’altro che decifrata e, ad ogni modo, come ribadito, una fase di netto calo dell’AO è in atto, non è detto che ci vada per forza tutto storto, le probabilità dell’arrivo di una importante saccatura artica restano intatte.
Ciao ciao