04-12-2016 - Salve a tutti; editoriale serale, molto sintetico, emesso allo scopo di verificare (o perlomeno provare a farlo) la tendenza, espressa abbastanza chiaramente questa mattina, in merito alla formazione di una possibile configurazione di blocco al flusso zonale Atlantico a metà mese (ved. editoriale). Rivediamo quindi insieme sia l’andamento di alcune teleconnessioni, sia alcune carte del modello europeo utili allo scopo.
Per aver la possibilità che si formi un blocco robusto in Atlantico sono necessari alcuni fattori che possano caratterizzare la circolaizone a scala emisferica, ovvero:
1) Un Vortice Polare non troppo ingerente, ovvero non troppo forte, tale da impedire qualsiasi tipo di ondulazione
2) La corretta localizzazione della eventuale ondulazione nei settori a noi maggiormente utili.
Il primo fattore può essere riassunto tramite la visione del dato previsionale dell’AO (Artic Oscillation), un parametro che, appunto, descrive la forza del VP e che viene aggiornato quotidianamente con l’emissione notturna del modello americano, nel caso specifico (fig.1).
fig.1
Come si vede dalla fig.1, il valore dell’AO è visto in deciso abbassamento nelle ultime proiezioni, segnale che il VP, alle quote troposferiche (per quelle più elevate occorre osservare il NAM), si sta vistosamente indebolendo. Fin qui ci siamo quindi.
Quali possibilità ci sono, quindi, che il blocco si localizzi in Atlantico e/o nord Europa e a latitudini sufficientemente settentrionali??
In questo caso ci può venire in aiuto il grafico della MJO (Madden Julian Oscillation), un parametro che collega la localizzazione di aree a elevata convezione atmosferica alle latitudini equatoriali con l’aumento della pressione atmosferica nell’Europa settentrionale e in Atlantico a elevate latitudini; ebbene tale parametro sta puntando diritto verso la giusta collocazione e la corretta magnitudo (fig.2).
fig.2
Una volta analizzate le teleconnessioni di grande respiro, verifichiamo cosa dicono in merito i modelli.
Stamattina avevamo analizzato carte da “urlo” del modello americano (ved. editoriale, fig.3)
Stasera tale modello ha modificato il lungo termine, com’è normale che sia, evidenziando una maggiore tenuta del VP, ma abbiamo visto come, nel complesso, tutti i parametri spingano verso un’altra direzione, l’incertezza è assolutamente normale in tale previsione. Per capirlo partiamo da un altro punto di vista, ecco l’emissione del modello europeo, che si spinge fino al 14 Gennaio (fig.4).
fig.4
Come si vede dalla fig.4, mentre la spinta aleutinica è ben presente e decisa, quella azzorriana è ancora in abbozzo e l’evoluzione può presentare varie strade; l’incertezza è proprio elevata nei settori nevralgici del nord Atlantico e Artico, ecco la stessa carta (stesso giorno) ma rappresentante lo spread, quindi l’incertezza, la variabilità dei valori di pressione atmosferica a livello del mare (fig.5).
fig.5
Lo scarto è quindi massimo proprio nei settori che ci interessano, ovvero dove dovrebbe andare a collocarsi la struttura azzorriana e la cellula aleutinica in distacco dalla radice. Ne consegue quindi, che le carte nei prossimi giorni continueranno a mostrare emissioni anche molto differenti tra loro, ma in un contesto teleconnettivo generale che vede sempre più la possibilità che possa partire una ondulazione in Atlantico di grande ampiezza entro la metà del mese di Gennaio. Monitoreremo a riguardo.
Ciao ciao