11-01-2015 - Salve a tutti; secondo articolo della giornata, con il consueto aggiornamento serale dei modelli. Molti aspetti sono stati anticipati nell’ampio editoriale a ora di pranzo, ma qualche aggiunta è sempre piacevole da inserire, in quanto le carte offrono sempre molti spunti di discussione a chi le vuole leggere con attenzione.
Non ci sono molte novità di grande rilievo nel complesso, modelli un pò statici, confermata la saccatura artica di metà mese, ben descritta nel precedente editoriale, che potrebbe movimentare il quadro meteorologico del prossimo week-end. A seguire, focus sui movimenti del Vortice Polare, che negli aggiornamenti del pomeriggio (GFS 12:00 gmt) evidenzia nel run ufficiale un VPT piuttosto compatto, con una reiterata azione dell’anticiclone aleutinico nelle Montagne Rocciose (wave 1 troposferica decentrata), che ormai da oltre un anno sta proponendo il solito copione a scala emisferica (fig.1)
fig.1
Tale azione, nel Pacifico, cosi come concepita nella fig.1, non fa altro che indurre split del Vortice Polare canadese nel nordest del continente americano, proponendo a ripetizione colate gelide anche di dimensioni inusuali, come è già accaduto lo scorso inverno, mentre nel comparto europeo offre frequenti “spanciamenti” azzorriani e clima mite, talvolta umido, nel Mediterraneo (fig.1).
Difficile motivare le ragioni di una simile reiterata azione dell’onda aleutinica, in una collocazione non canonica (l’anticiclone aleutinico dovrebbe essere collocato più a ovest, nei pressi delle Isole Aleutine appunto, a sud dello stretto di Bering). La carta delle SSTA (Sea Surface Temperature Anomaly) evidenzia una “pozza” calda lungo la costa pacifica nordamericana (fig.2), che dovrebbe rafforzare appunto l’anticiclone menzionato, ma le relazioni di causa-effetto di tale azione non sono chiare (le acque sono più calde proprio per la presenza dell’anticiclone e non viceversa).
fig.2
Quando finirà questo trend reiterato e poco produttivo per noi?? Finora, dall’autunno del 2013 (circa 14 mesi), ogni occasione favorevole a un cambio di circolazione è stata soppiantata da un ritorno alle condizioni originarie. Ciò non vuol dire che con tale disposizione emisferica non possano giungere il freddo e la neve da noi, la colata gelida di fine anno è scaturita dall’azione combinata dell’aleutinico decentrato, coadiuvata però dallo slancio azzorriano. Qualche segnale di un cambiamento rispetto al trend dominante è presente però. Abbiamo già riferito come, rispetto allo scorso inverno, il quadro teleconnettivo sia completamente diverso, più favorevole alla genesi di disturbi nel Vortice Polare. Gli spaghetti dei run odierni del modello americano evidenziano come, dopo metà mese, la tendenza al freddo sia abbastanza definita; il run del pomeriggio evidenzia infatti come, anche per la terza decade, le temperature possano andare sotto la media del periodo per buona parte dell’emissione, in cui quella ufficiale appare molto più calda della media delle perturbazioni (fig.3).
fig.3
Ecco, quindi, che spulciando nelle varie perturbazioni proposte dal modello americano, l’onda aleutinica viene di volta in volta coadiuvata, in sincrono, da altre onde emisferiche, come nel caso riportato di seguito (fig.4), dove l’azione di blocco dell’anticiclone euroasiatico ibrido (onda uralica), riesce a far giungere un nocciolo freddo del Vortice Polare proprio nella penisola italiana.
fig.4
Insomma, molte sono le strade per l’arrivo del freddo e della neve nella nostra penisola, speriamo che le future evoluzioni proposte dai modelli ne percorrano almeno una.
Ciao ciao